Milano, 18 gen. (Adnkronos) – "Grazie per avermi concesso la parola, ci sono tante persone a cui devo delle scuse, ma vorrei rivolgermi a Giulia e alla famiglia. Non ci sono parole corrette da dire, affronto una cosa che rimarrà per sempre inspiegabile per la disumanità. Quel giorno ho distrutto la vita di Giulia e di nostro figlio, quel giorno anch’io me ne sono andato perché se sono qui a parlare non vuol dire che sia vivo, non vivo più".
Alessandro Impagnatiello rompe il silenzio in aula e, in poco meno di quattro minuti prende la parola dal banco degli imputati nella prima udienza del processo in cui si deve difendere dall'accusa di omicidio aggravato, e chiede scusa alla compagna Giulia Tramontano e a Thiago, il bambino che la 29enne portava in grembo, uccisi a coltellate il 27 maggio del 2023 nella loro abitazione a Senago (Milano).
"Non chiedo che queste scuse vengano accettate, perché sto sentendo ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio. Non posso chiedere perdono, chiedo solo che possano essere ascoltate queste scuse. E questa è l’occasione che ho per farlo. L'unica cosa che faccio la sera è sperare di non svegliarmi più al mattino. Finché sarò qui in eterno dovrò scuse a tutte queste persone", dice il 31enne barman che per l'intera udienza, seduto in gabbia, ha tenuto gli occhi bassi davanti ai genitori e ai fratelli di Giulia. Sospiri lunghi, qualche lacrima, Impagnatiello ha restituito un'immagine molto lontana da quello delle foto social.