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Omicidio Regeni: continua oggi a Roma il processo contro 007 egiziani

Giulio Regeni

Riparte oggi a Roma il processo contro gli 007 egiziani accusati di aver ucciso Giulio Regeni, tra i testimoni ci sono diversi politici italiani.

Riparte oggi a Roma il processo contro i quattro agenti egiziani accusati di aver sequestrato e poi ucciso Giulio Regeni. Come già annunciato, la Presidenza del Consiglio sarà parte civile in questa causa e tra i testimoni appariranno diverse figure politiche tra cui Renzi e Gentiloni. È stata anche richiesta la presenza del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

Una lunga lista di testimoni

Sono accusati di aver sequestrato, torturato e, infine, ucciso Giulio Regeni, questi sono i capi di accusa nei confronti dei quattro 007 egiziani convocati a giudizio oggi a Roma. il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi e il maggiore Magdi Ibrahim Abdel Sharif devono rispondere dei reati di omicidio aggravato, sequestro di persona aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.

Il processo vede anche la presenza come testimoni di varie figure politiche come Matteo Renzi che, all’epoca dei fatti, era ancora premier. Ma non è l’unico, perché verranno ascoltati anche l’ex ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, l’ex segretaria generale per la Farnesina Elisabetta Belloni e l’ex responsabile della autorità delegata per la sicurezza della Repubblica Marco Minniti.

Stando ad alcune nuove informazioni inoltre, le parti del processo avrebbero anche richiesto la presenza del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Al momento però non sembra essere arrivata alcuna risposta ufficiale da parte dell’Egitto.

Un caso complicato

Il caso Regeni ha avuto difficoltà sin dall’inizio, il tutto anche a causa di un iniziale scarso supporto da parte delle autorità egiziane. Anche il processo odierno ha avuto qualche problema a decollare per la perenne assenza degli imputati.

La Presidenza del Consiglio, che come detto si è costituita parte civile nel caso, si è dichiarata favorevole ad un risarcimento di 2 milioni di euro in caso di condanna degli imputati. Una scelta fatta anche in considerazione di quello che è stato considerato un crimine orrendo che ha scosso l’intero paese per la sua crudeltà.

Francesco Giordano