Michelle Causo è stata uccisa un anno fa a Primavalle e gettata in un carrello della spesa accanto ai secchioni dell’immondizia: i genitori, Gianluca e Daniela Causo, nei giorni scorsi avevano dichiarato, all’Adnkronos, che l’assassino della figlia utilizzerebbe i social in carcere per contattare le amiche della ragazza. Tema affrontato ieri anche dal Sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari.
L’intervento del sindacato della Polizia Penitenziaria
Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato della Polizia Penitenziari, intervista dall’Adnkronos, è tornato sull’argomento sottolineando:
“La dichiarazione del sottosegretario Ostellari, che al pari del direttore del carcere di Treviso, escluderebbe la possibilità della rete internet nell’istituto, non basta“.
Il segretario afferma che è da tempo che si sta denunciando l’uso dalle celle dei telefonini, anche di ultima generazione tecnologica, dunque, dotati di rete internet, ma l’appello fino ad ora non è stato ascoltato.
Il messaggio rivolto ai familiari delle vittime
L’uso dei telefonini in carcere è in aumento, video dietro le sbarre spopolano sui social in cerca di views, un fenomeno incontrollato tra i giovanissimi, ma soprattutto trai i capi clan che utilizzano questo sistema per avere legami con l’esterno.
Il segretario generale del Sindacato, su tale fenomeno, ricorda le vittime di questa vicenda:
“Mettiamoci nei panni di chi ha subito l’uccisione di una figlia come i genitori di Michelle, una violenza, una rapina che assiste alla presenza sui social dei responsabili per rendersi conto del sentimento di forte indignazione e più che legittima rabbia che serpeggia”.