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Condannato all’ergastolo Filippo Turetta, colpevole dell’omicidio di Giulia Cecchettin. Ma nelle motivazioni, i giudici della Corte d’Assise di Venezia hanno escluso l’aggravante della crudeltà nonostante le 75 coltellate.
Giulia Cecchettin, Filippo Turetta condannato all’ergastolo: i giudici escludono l’aggravante
Filippo Turetta ha mantenuto “lucidità e razionalità” dopo aver ucciso Giulia Cecchettin, con la “chiara e innegabile volontà di nascondere il corpo in modo quantomeno da ritardarne il ritrovamento”. Sono le motivazioni dei giudici della Corte d’Assise di Venezia sulla condanna all’ergastolo per il 23enne, definendo “accurata” l’operazione di occultamento del cadavere.
Per i magistrati, Turetta ha ucciso Giulia con 75 coltellate ma questo non sarebbe stato “un modo per crudelmente infierire o per fare scempio della vittima”, ma una “conseguenza della inesperienza e dell’inabilità” del condannato.
La dinamica dell’omicidio
“Colpi ravvicinati, rapidi e quasi alla cieca”, la dinamica dell’omicidio secondo i giudici è “certamente efferata, si ritiene non sia stata dettata, in quelle particolari modalità, da una deliberata scelta dell’imputato“.
Ma il 23enne, per i giudici, “non aveva la competenza e l’esperienza per infliggere sulla vittima colpi più efficaci, idonei a provocare la morte della ragazza in modo più rapido e pulito”, così ha continuato a colpire fino a quando si è reso conto che Giulia “non c’era più”. Turetta ha poi dichiarato di essersi fermato “quando si è reso conto che aveva colpito l’occhio. ‘Mi ha fatto troppa impressione’, ha dichiarato”.
Esclusa l’aggravante della crudeltà
I giudici non hanno ritenuto che “la coltellata sull’occhio sia stata fatta con la volontà di arrecare scempio o sofferenza aggiuntiva”. Anche i punti delle ferite causate dalle coltellate “appaiono frutto di azione concitata, legata all’urgenza di portare a termine l’omicidio”.
Per questo motivo non ci sarebbe un elemento “significativo della sussistenza, in capo all’imputato, di volontà di voler infliggere in danno della vittima sofferenze aggiuntive e gratuite, necessaria al fine di poter ritenere integrata l’aggravante della crudeltà”.
Le motivazioni dei giudici
La dinamica dell’omicidio di Giulia Cecchettin dunque non permette di “desumere con certezza, e al di là di ogni ragionevole dubbio“, che Filippo Turetta volesse “infliggere alla vittima sofferenze gratuite e aggiuntive”. E “non è a tal fine valorizzabile, di per sé, il numero di coltellate inferte“. Con questa motivazione è stata esclusa l’aggravante.