Venezia, 26 nov.
(Adnkronos) – Filippo Turetta, imputato per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, merita le attenuanti generiche e non gli vanno riconosciute le aggravanti contestate nel capo di imputazione, ossia la premeditazione, la crudeltà e gli atti persecutori. E’ la richiesta formulata, al termine di un arringa di circa tre ore davanti alla corte d’Assise di Venezia, dall’avvocata Monica Cornaviera che insieme al collega Giovanni Caruso rappresenta la difesa del 22enne.
La difesa non quantifica la richiesta di pena.
“Oggi ho un compito non facile: assistere, difendere un imputato reo confesso di un omicidio efferato, gravissimo e altri reati satellite". E' iniziata così l’arringa – davanti alla corte d’Assise di Venezia – di Giovanni Caruso.
E' una missione impossibile quella che attende la difesa di Turetta per provare a evitare una sentenza all'ergastolo che sembra già scritta per l’imputato accusato di omicidio volontario aggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere.
“L’ergastolo è da molto tempo ritenuto una pena inumana e degradante, le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. L’ergastolo è il tributo che lo stato di diritto paga alla pena vendicativa”, ha sottolineato il legale.
Vicino ai suoi difensori, siede il giovane che ieri ha ascoltato quasi impassibile, sempre con la testa bassa, la requisitoria del e gli interventi delle parti civili. Assente Gino Cecchettin.
“Davvero credete che voglia evitare l’ergastolo? Dico una cosa un po’ triste, ma l’unico ambiente in cui Filippo Turetta può incrociare umanità ed essere considerato un essere umano sono i compagni di cella perché vivono di una umanità compromessa”, ha sottolineato il legale.
“La società non è pronta oggi per ospitare Filippo Turetta, questa è la realtà ed è giusto così: la pena significa tempo e lui è consapevole che gran parte della sua vita la trascorrerà in carcere”, ha aggiunto.
"Assisto un giovane ragazzo che ha ucciso una giovane ragazza privandola della vita, dei ricordi, dei sogni, delle speranze, dei progetti e la priva di tutti i legami che la univano alle persone che l’amavano e aveva riposto in lei aspettative di un futuro radioso”, ha affermato l'avvocato.
“Se c’è uno che non sa premeditare alcunché e Filippo Turetta”, è uno dei passaggi dell’arringa di Caruso. “Non me ne voglia Filippo ma, a meno che non sia il più consumatore degli attori, è insicuro: è insicuro di fare gli esami, non sa se riprendere a giocare a pallavolo, non sa se Giulia è ancora innamorata di lui”, ha aggiunto il legale. Ieri, nella sua requisitoria il pm Andrea Petroni “ha detto che questo è un caso di scuola della premeditazione, dissento: non è proprio un caso di scuola” ha chiosato il difensore.
“Siamo sicuri che quella lista non sia una fantasia di agiti violenti? Denota davvero un proposito chiaro quella persistenza verso l’omicidio?”, sono le domande che il difensore di Turetta si pone rispetto all lista – con le cose da comprare e le azioni da svolgere – che per la pubblica accusa rappresenta la prova della premeditazione del femminicidio. “La premeditazione – ha sottolineato – non c’è stata, è piuttosto un vediamo un po’ come va”.
L’elenco ha la finalità, a dire della difesa, “di rapire” la ventiduenne per farle cambiare idea e magari ricominciare la relazione.
“È un omicidio efferato ma non c’è l’aggravante della crudeltà”, ha continuato il legale ricordando che la crudeltà non è legata al numero dei colpi, 75 le coltellate inferte all ventiduenne, ed “è incompatibile con le alterazioni emotive della condotta” che a sua volte esclude la premeditazione.
“Tutti gli elementi comprovano che si è trattato di un’aggressione a cortocircuito, nel momento in cui ha agito lo ha fatto in preda all’emotività, in uno stato di un’alterazione emotiva, con concitazione”, è un altro dei passaggi dell’arringa.
L’imputato ha sferrato “colpi alla cieca, non si ricorda quanti ne ha dati e dove li ha dati. Due sono i colpi mortali perché in profondità”.
“Filippo Turetta era letteralmente ossessionato da Giulia, un’ossessione che lo portava a tenere una contabilità ossessiva dei comportamenti, delle abitudini e delle relazioni di Giulia. Che l’imputato avesse un comportamento petulante, oserei dire insopportabile, è fuori discussione”, ha affermato il legale. Ma questo non comporta, a dire del legale, l’aggravante degli atti persecutori (stalking) che necessita di “uno stato d’ansia e paura perdurante e grave”.
Nel ricostruire la relazione di oltre un anno, l’avvocato ha parlato di quello che si trasforma, dopo alcuni mesi, in un “amore tossico” dove Giulia “intelligente e solare, con un enorme spessore umano” si accorge che quel “ragazzo, timido, insicuro che marca il territorio non ha le caratteristiche che lei desidera” e lo lascia. Giulia Cecchettin, però, “non cambia le sue abitudini di vita, si sta per laureare, va dallo psicologo ma non per Filippo.
Che non ci sia stato nessun tipo di evento perturbativo è comprovato dal fatto che si organizzato per andare ai concerti anche quando non stavano più insieme. Se avesse avuto paura per la sua incolumità avrebbe dato appuntamento lei al suo futuro omicidio il giorno 11 novembre 2023? Se ha paura non si fa accompagnare dalla amiche? Giulia non ha paura di Filippo Turetta”.
In via principale la difesa “chiede che vengano ritenute insussistenti le circostanze aggravanti della premeditazione, della crudeltà e degli atti persecutori che vengano contestate e che siano riconosciute in ogni caso le attenuanti generiche”.
In subordine se i giudici d’Assise dovessero riconoscere le aggravanti, per le quali rischia l’ergastolo, che “la corte operi un giudizio di comparazione” ritenendole equivalenti alle aggravanti.
La difesa ricorda anche l’intenzione dell’imputato di costituirsi – con tre tentativi di chiamata al numero di emergenza – poco prima dell’arresto in Germania, vicino a Monaco di Baviera. “Turetta ha rinunciato all’udienza preliminare, ha acconsentito all’acquisizione di tutti gli atti permettendo un processo ‘lampo’ di poche udienze.
Non è vero che Turetta non ha chiesto scusa lo ha fatto anche prima di rientrare in Italia, si preoccupa dei genitori che vengano isolati per quello che lui ha commesso”.