Omicidio a Bitonto: arrestato il presunto capo del clan Cipriano

Un omicidio legato a una rapina e al timore di collaborazioni con la giustizia

Il contesto dell’omicidio

La serata del crimine si è svolta in un contesto di violenza e paura, tipico delle dinamiche mafiose che affliggono la zona di Bitonto, in provincia di Bari. Il 37enne, identificato come C.F., è accusato di aver ucciso il suo complice, Evdin Sadiku, per timore che potesse diventare un collaboratore di giustizia. Questo omicidio, avvenuto dopo una rapina a mano armata, evidenzia le tensioni interne ai clan e la brutalità con cui vengono gestiti i tradimenti all’interno di queste organizzazioni criminali.

La dinamica dell’omicidio

Secondo le ricostruzioni fornite dagli inquirenti, la serata fatale ha visto i due uomini coinvolti in un’azione criminale che si è trasformata in un dramma sanguinoso. Dopo aver compiuto la rapina, il 37enne avrebbe sorpreso Sadiku, sparandogli contro almeno dodici colpi di pistola. La vittima è stata colpita in sei punti diversi, inclusi collo e testa, e il suo corpo è stato ritrovato in un’area isolata di campagna.

Questo gesto estremo, secondo l’accusa, è stato motivato dalla necessità di eliminare un potenziale informatore, un rischio che i capi dei clan non possono permettersi di correre.

Le indagini e il contesto mafioso

L’arresto del presunto capo del clan Cipriano si inserisce in un’inchiesta più ampia che ha messo in luce le attività illecite nella zona di Bitonto. Le autorità stanno esaminando un contesto di violenza che ha già visto episodi tragici, come l’omicidio per errore dell’anziana Anna Rosa Tarantino nel 2017.

L’operazione, nota come Porta Robustina, ha portato all’arresto di 25 persone legate al clan, evidenziando la rete di crimine organizzato che opera nella regione. Le indagini continuano, con l’obiettivo di smantellare le strutture mafiose e garantire maggiore sicurezza alla comunità.