Roma, 6 set.
(Adnkronos Salute) – "Dal 1 gennaio 2023 al 31 agosto 2024, più di 10.320 tra medici, infermieri e altri professionisti sanitari italiani hanno chiesto di lasciare il nostro Paese". E' il dato che emerge da un'indagine realizzata da Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia) e Umem (Unione medica euromediterranea), nell'ambito del Movimento internazionale Uniti per unire. La ricerca presenta i dati aggiornati della fuga dei professionisti sanitari all'estero, attraverso le accurate indagini e gli strumenti di informazione a disposizione, tra cui Radio-Co-mai Internazionale e Web Tv Unione per l'Italia, riporta una nota.
"L'82% di chi avanza richiesta lavora nel pubblico" e "al primo posto ci sono le aree di emergenza-urgenza, quindi pronto soccorso, seguiti da anestesia, ortopedia, neurochirurgia, chirurgia plastica, traumatologia, pneumologia, ginecologia, pediatria, dermatologia", spiega Foad Aodi. presidente Amsi e di Uniti per Unire e dell'Umem.
"Nel biennio 2021-2022 erano solo 4.700 i professionisti che presentarono richiesta all'Amsi per lasciare il nostro sistema sanitario, anche perché eravamo in un periodo davvero delicato in cui non era agevole muoversi per l'Europa e per il mondo, visto che stavamo uscendo dalla pandemia.
Si può comprendere, di conseguenza, la natura di tale dato", sottolinea Aodi. "C'è da ricordare, però – evidenzia – che già nel periodo 2015-2016 furono 2.200, nel periodo 2018-2019 furono 3.100 e nel periodo 2019-2020 furono 1.200 i professionisti che si rapportarono con l'Amsi al fine di prendere informazioni finalizzate a lasciare il nostro Paese. In quello che era già un particolare frangente storico, in cui la crisi della nostra sanità cominciava a pesare non poco sulla serenità dei professionisti, secondo le nostre indagini era di fatto iniziata la fuga di medici e infermieri all'estero, sia italiani che di origine straniera".
La maggior parte dei professionisti in fuga in questo ultimo periodo sono giovani e quindi all'inizio della carriera, ma già profondamente insoddisfatti del proprio vissuto quotidiano nella nostra sanità. Il 95% vorrebbe andare nel Golfo Persico, indica l'indagine.
"Le regioni ai primi posti per le richieste di fuga giunte ad Amsi sono il Lazio, con l'area di Roma al primo posto, e poi Veneto, Lombardia, Toscana, Sicilia, Sardegna, Campania, Calabria, Umbria e Trentini – si legge nel report – Per quanto riguarda le preferenze delle nazioni dove vagliare la possibilità di lavorare, richiedendo di conseguenza a noi di Amsi informazioni sulle offerte presenti, l'95% delle richieste riguarda, negli ultimi anni i Paesi del Golfo, seguiti da alcuni Paesi europei dove palesemente gli stipendi superano di almeno del doppio i nostri".
Le ragioni che inducono i professionisti che si relazionano con Amsi per valutare di lasciare la sanità italiana sono principalmente "la stanchezza, la piaga della medicina difensiva, la scarsa sicurezza economica, le deboli prospettive di carriera e il rischio sempre più concreto di subire aggressioni, con il 55% dei professionisti che dichiara di avere subito almeno una volta una volta una violenza fisica o psicologica".
"Rivolgiamo un accorato appello, in tal senso, e non è certo la prima volta – afferma Aodi – al presidente della Fnomceo Filippo Anelli, al ministro Schillaci e a tutti gli esponenti del governo Meloni.
Occorre mettere in agenda, concretamente e urgentemente, tutte le soluzioni e le sinergie possibili per risolvere le numerose criticità che affliggono da tempo il nostro sistema sanitario. Le soluzioni e le azioni da intraprendere non sono poche e semplici, dal momento che siamo di fronte a numerosi deficit eternamente irrisolti, che ci trasciniamo dietro da anni e che si sono aggravati sempre di più, giorno dopo giorno, a causa della palese inefficienza delle nostre politiche sanitarie".