Venezia, 14 mag.
– (Adnkronos Salute) (Dall'inviata Raffaella Ammirati) – Dal body shaming alle fake news sulle cure. Sui social network viaggiano spesso i peggiori incubi e pericoli per le persone obese. Eppure TikTok e Whatsapp possono essere una vera e propria risorsa nel contrasto a questa malattia. Lo ha scoperto, attraverso due studi, Antonella Franceschelli, internista, nutrizionista e docente dell’Università Unicamillus di Roma, che ha constatato come da un lato i giovani con problemi di obesità usano per informarsi sulla malattia soprattutto il social cinese, analizzandone di conseguenza le potenzialità, e dall’altro come i pazienti, nello scegliere la loro foto profilo per la app di messaggistica, rivelino i loro disagio rispetto all’aspetto fisico e come questo debba indirizzare il medico nella presa in carico.
I due studi sono stati presentati al Casinò del Lido di Venezia, che in questi giorni accoglie il 31esimo Congresso europeo sull'obesità dell'European Association for the Study of obesity (Easo).
Franceschelli ha presentato le sue ricerche, al congresso europeo sull’obesità, in corso a Venezia. “Oltre il 90% degli adolescenti – ha ricordato – ha almeno un account sui social media. Questi spazi possono rappresentare un modo coinvolgente per supportare adolescenti e giovani adulti nel mantenere una dieta sana e nell’apprendere informazioni inerenti la nutrizione in generale e la cura dell’obesità”.
Dopo aver studiato le modalità con le quali i ragazzi cercano informazioni sull’obesità, la ricercatrice ha aperto un profilo di divulgazione su TikTok e valutato i dati di 108 video TikTok pubblicati dal sei settembre 2021 al 17 febbraio di quest’anno. Il video più visto era dedicato alla semaglutide, farmaco anti diabete studiato per l’obesità, è stato visionato quasi un milione (959.536) volte, con un pubblico composto per il 57% da donne e per il 4% (circa 38.000) da giovani di età compresa tra 18 e 24 anni.
"I risultati dimostrano che i social network sono uno strumento che il medico deve imparare a usare nell’ambito della sua attività”, spiega all’Adnkronos Salute la ricercatrice. Per quanto riguarda la messaggistica “abbiamo analizzato le immagini Whatsapp di 59 pazienti affetti da obesità afferenti alla nostra clinica (49 donne, 10 uomini, età media 53 anni, Indice di massa corporea (Bmi) medio 32 kg/m2). L’analisi è stata orientata a individuare la presenza di comportamenti da dismorfismo corporeo, ad esempio la scelta di mostrare il volto ma non il corpo o un'immagine di qualcos'altro.
Immagini di oggetti, reali e non, paesaggi, animali e/o altre persone/personaggi. “Questo studio – sottolinea Franceschelli – evidenzia la presenza di dismorfismo corporeo a partire dalle immagini del profilo Whatsapp di pazienti con obesità, suggerendo un'interessante discrepanza tra la percezione personale dell'immagine corporea e la realtà fisica. L’identificazione di questi modelli potrebbe avere implicazioni rilevanti per la gestione clinica dei pazienti con obesità, aprendo nuove strade di intervento e supporto psicologico”.