Le imprese italiane non possono raggiungere gli standard richiesti dal nuovo paradigma Industria 5.0 senza l’aiuto dell’UE. È questo il messaggio lanciato da Carlo Bonomi durante l’assemblea di Confindustria Lecce che ha portato all’insediamento di una nuova governance.
Il presidente di Confindustria evidenzia così la necessità di contributi e programmi comunitari di supporto per l’export, la competitività e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, chiamate ormai da qualche mese a rispondere a nuovi standard di qualità. Il passaggio al paradigma 5.0 arriva del resto in tempi molto brevi rispetto al 4.0, per il quale ci sono ancora programmi e contributi attivi. Imponendo un ulteriore cambio di passo alle imprese, sebbene in maniera più soft di quanto ci si potrebbe aspettare. Almeno dal punto di vista delle tecnologie.
Sì, perché l’Industria 5.0 non porta tanto cambiamenti in termini tecnici e tecnologici, quanto un nuovo approccio al lavoro e all’interazione uomo-macchina. I cambiamenti che le imprese sono chiamate a intraprendere sono quindi di natura sociale, ambientale e sostenibile, spostando il focus della produzione dal profitto all’impatto su economia, società e territorio.
Stiamo parlando di un cambiamento di grande impatto, che parte dalla concezione di impresa e si riverbera sull’intero processo di lavoro, con modifiche più o meno rilevanti nei vari dipartimenti dell’impresa. È evidente che una revisione di questo genere, per avvenire in tempi brevi, richiede sforzi importanti da parte delle imprese e delle istituzioni. Ed è proprio questa condizione che giustifica l’appello di Bonomi.
Qual è la risposta delle imprese a queste nuove sfide? Durante l’assemblea di Confindustria Lecce è emersa la necessità di una proroga delle condizioni agevolate legate alla Zona economica speciale (Zes) unica per il Mezzogiorno.
E in effetti nelle regioni del Mezzogiorno si riscontra una maggiore attenzione verso le iniziative di supporto alle imprese. In particolare, nel 2023 c’è stato un notevole incremento del ricorso ai fondi messi a disposizione dai bandi pubblici da parte delle aziende del Sud Italia. Lo confermano dati ripresi da Adnkronos e condivisi da una società del settore.
Sebbene la richiesta avanzata dal presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, di rendere la Zes unica una misura permanente e non episodica, non abbia ancora trovato una risposta chiara da parte delle istituzioni, è certo che nei prossimi mesi le misure di supporto alle regioni del Sud non mancheranno.
Ciò non solo per la prosecuzione del PNRR, per cui il governo ha recentemente ottenuto maggiori risorse comunitarie, ma anche per l’attivazione dei primi bandi del piano di Transizione 5.0. Bandi che si affiancheranno alle misure contemplate dal piano di Transizione 4.0, destinata a non concludersi in vista della svolta 5.0, ma coesistere con le nuove misure.
Le prospettive sono quindi rosee per tutte le imprese italiane, che a partire da qualche mese dovrebbero poter contare su una vasta gamma di contributi, agevolazioni e sgravi fiscali. In questo senso, le imprese del Sud dovrebbero essere al centro della scena, dato che il Meridione è tipicamente identificato come l’area meno sviluppata d’Italia e quindi maggiormente bisognosa di aiuti e contributi economici.