Argomenti trattati
L’ipotesi di inserire il nome della segretaria, Elly Schlein, nel simbolo alimenta la discussione in ambito dem.
La trattativa prima dell’inizio della Direzione
La decisione era stata concordata da tempo, tra gli emissari di Schlein e quelli della minoranza dem, guidata dal presidente del partito del partito Stefano Bonaccini.
La trattativa: da un lato, Schlein rinunciava a candidarsi in tutte le circoscrizioni e si impegnava a garantire una giusta rappresentanza nelle liste agli esponenti della minoranza. Dall’altro, si dava in via libera all’inserimento del suo nome nel simbolo dei Democratici, per le elezioni europee.
Lo scontro per la richiesta della Schlein
Bonaccini racconta che l’idea di inserire il nome di Schlein nel simbolo Pd sarebbe stata esposta in segreteria da Taruffi, fedelissimo della segretaria. Dunque, il ruolo di Bonaccini sarebbe stato essere l’incaricato di comunicare la scelta alla Direzione.
Tuttavia, il capogruppo dem in Senato Francesco Boccia e la stessa segretaria smentiscono tale dichiarazione, addossando, invece, a lui la paternità della proposta.
Inserire il nome di Schlein nel simbolo per le Europee: la protesta
“No” secco da Gianni Cuperlo, nel suo intervento in Direzione:
«Il nome nel simbolo è per l’elezione monocratica, alle europee bisogna votare Pd»
“Assolutamente no” dice Susanna Camusso:
«Sono contraria. Non per Elly, ma per la nostra idea di partito».
Arriva il “no” anche di Romano Prodi:
«Quel che sta succedendo dimostra proprio che non mi dà retta nessuno. Perché dobbiamo dare un voto a una persona che, se vince, di sicuro non ci va. Queste sono ferite della democrazia, si scava un fosso per cui la democrazia non è più amata. Non è questo il modo di sostenere che la democrazia è un sistema al servizio del popolo».
Le parole del giurista ed esperto di simboli Gabriele Maestri
«Si tratta di una scelta molto delicata, che potrebbe avere ripercussioni nella vita interna del partito e sicuramente sarà considerata nell’analisi del risultato elettorale, che sia soddisfacente o meno per il Pd».