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No a granite e borracce di neve, ecco perché mangiarla fa male

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Milano, 18 gen. (Adnkronos Salute) - Neve e zucchero, neve con sciroppo di menta o amarena, neve e limone, neve e caffè. Esempi di ricette in cui, navigando in Rete o scrollando i social, è possibile imbattersi per la gioia dei 'bambini di ogni età' eccitati dalle bian...

Milano, 18 gen. (Adnkronos Salute) – Neve e zucchero, neve con sciroppo di menta o amarena, neve e limone, neve e caffè. Esempi di ricette in cui, navigando in Rete o scrollando i social, è possibile imbattersi per la gioia dei 'bambini di ogni età' eccitati dalle bianche precipitazioni con cui il nuovo anno si è aperto in diverse località d'Italia. Attenzione, però: mangiare la neve può far male alla salute, spiega 'Dottore, ma è vero che…?', il portale anti-fake news della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri. Se qualche fiocco assaporato sui monti può essere ammesso, usare la neve per riempire borracce o addirittura in cucina per sorbetti o granite non è una buona idea, avvertono gli esperti mentre domani, 19 gennaio, è in calendario lo Snow World Day 2025. Germi e inquinanti sono solo uno dei possibili pericoli: dissetarsi con la neve può causare anche disidratazione e ipotermia, senza contare che nel candido manto possono nascondersi le microplastiche, ammoniscono i dottori.

"Mangiare anche piccole quantità di neve non vuol dire ingerire solo acqua gelata", chiariscono. "Durante una nevicata i fiocchi si comportano da rastrello o spazzola: raccolgono e portano a terra frammenti di polveri e altre sostanze chimiche contenute nell'aria. La prova è che, dopo un abbondante nevicata, l'aria sembra – ed effettivamente è – più pura e pulita. Tra le sostanze trasportate dai fiocchi, però, ci sono inquinanti, soprattutto nelle aree urbane. E non solo: su strade e marciapiedi di città è possibile che siano presente il sale grosso e altre sostanze sparse per impedire la formazione di ghiaccio. Si tratta di materiali non commestibili e potenzialmente tossici". O fonte di contagio, perché se è vero che "la maggior parte degli agenti patogeni (batteri e virus) non sopravvive alle basse temperature", precisano i medici, "ce ne sono alcuni che si ambientano e resistono anche 2 mesi nel ghiaccio. Tra questi l'Escherichia coli. Questo batterio, responsabile di infezioni come la gastroenterite, è stato rilevato anche nei nevai in alta montagna. La causa della sua presenza sono le feci degli animali, ma anche le acque reflue (cioè gli scarichi domestici)".

"Così come non berremmo acqua in aree dove l'igiene è trascurata – è il ragionamento da fare – dovremmo evitare di mangiare la neve. Le conseguenze possono comprendere sintomi lievi e passeggeri, come un mal di pancia, oppure più seri come febbre, vomito e infezioni debilitanti".

"Come prima cosa – si legge su 'Dottore, ma è vero che…?' – è importante valutare dove si raccoglie la neve che si ha intenzione di utilizzare per un assaggio o per bevande e sorbetti. La prima regola, dunque, è osservare. Se la neve non è candida e fresca, cioè appena posata al suolo, è meglio evitare. Non si deve raccogliere la neve che si sospetta sia stata calpestata o spalata, e nemmeno quella che è diventata gialla perché potrebbe contenere urina di animali, guano o residui degli scarichi di automobili. Insomma, evitiamo di utilizzare la neve di città per preparazioni alimentari". E in montagna? In quota la neve è più pulita? "In teoria, sì – rispondono i medici anti-bufale – Se raccogliamo parte dello strato superiore di un cumulo di recente formazione, quella neve è innocua, soprattutto se è immacolata e non presenta orme lasciate da animali. Anche in questo caso, però, non bisogna esagerare".

"Anche sulle Alpi, in Siberia e nelle regioni artiche – ricordano gli esperti – sono stati rinvenuti frammenti minuscoli (misurano meno di 5 millimetri) di plastica derivati dal lavaggio dei capi sintetici, da prodotti detergenti rilasciati negli scarichi domestici, dall'abrasione di pneumatici e dalla degradazione di imballaggi. In alcuni Paesi europei si è rilevato come durante le precipitazioni, sia di pioggia sia di neve, le concentrazioni di microplastiche siano 5 volte maggiori. Le conseguenze sulla salute, a lungo termine, possono essere negative per l'apparto respiratorio: la presenza di fibre di plastica nell'organismo causa, infatti, tosse, infiammazioni, allergie e aumenta il rischio di tumori".

Non è tutto. "Oltre al pericolo di ingerire inquinanti e sporcizia – prosegue il focus – mangiare o bere alimenti arricchiti di neve comporta altri rischi per la salute. Uno di questi è la disidratazione. Sembra paradossale, ma ingerire qualcosa di molto freddo costringe l'organismo a consumare molta energia nel tentativo di mantenere la giusta temperatura: ciò può causare la perdita di liquidi (sudore). Mangiare neve, quindi, non si deve sostituire alla quantità di acqua di cui il corpo ha bisogno. Un altro rischio è l'ipotermia, perché ingerire ghiaccio o neve potrebbe innescare uno stress termico che altera la temperatura interna del corpo". Insomma, "riassumendo – chiosano i dottori – possiamo concludere che un piccolo e non ripetuto assaggio di una manciata di neve in montagna non è nocivo. Evitiamo però di raccoglierla per preparare bevande o per riempire la borraccia al posto dell'acqua".