Roma, 25 giu.
(Adnkronos Salute) – "La malattia renale cronica è una riduzione della funzione renale permanente e, finora, è stata definita anche come progressiva. Adesso, però, è cambiato molto lo spettro della terapia in questi nostri pazienti. Sicuramente questa malattia ha oggi una caratterizzazione epidemica perché, con l'aumento dell'età media della popolazione e l'impennata dell'obesità, del diabete e dell’ipertensione, abbiamo sempre più pazienti che presentano la malattia renale cronica: si stima siano 850 milioni in tutto il mondo e circa 5 milioni in Italia".
Lo ha detto Luca De Nicola, professore di Nefrologia presso l’università della Campania L. Vanvitelli di Napoli, in occasione dell’incontro ‘Verso un futuro senza dialisi’ organizzato da Bayer per annunciare che l’Aifa ha ammesso alla rimborsabilità finerenone, un nuovo farmaco per il trattamento della malattia renale cronica in stadio 3 e 4, associata a diabete di tipo 2 in pazienti adulti con presenza di albuminuria, in aggiunta allo standard di cura.
"Numeri che sono pari o superiori, addirittura, a quelli del diabete – prosegue De Nicola – e venti volte superiori ai pazienti con neoplasia. Non è, quindi, una malattia rara, è una patologia tra le più comuni. Tant'è vero che oggi noi, come Società scientifica di nefrologia, stiamo chiedendo all'Organizzazione mondiale della sanità di aggiungerla alle quattro malattie croniche degenerative, ovvero il cancro, le malattie cardiovascolari, il diabete e le malattie respiratorie. Lo stiamo chiedendo perché abbiamo bisogno di aumentare la consapevolezza dell'importanza di questa malattia, una malattia che ha tutto di negativo: dalla diffusione, alle complicanze, fino ai costi, che sono elevatissimi.
Ogni paziente in dialisi costa infatti 50mila euro all’anno, per cui il Servizio sanitario nazionale spende circa 2.3 miliardi annui".
Per i pazienti con Mrc "la buona notizia è che oggi abbiamo i farmaci per poter contrastare questa patologia – sottolinea lo specialista – Ai farmaci che già conosciamo e che abbiamo da tempo a disposizione, oggi abbiamo la possibilità di aggiungere anche finerenone. Questo antagonista selettivo non steroideo dei recettori dei mineralcorticoidi ha un effetto antifibrotico, antiproteinurico e 'anti progressione' della malattia renale, come dimostrato negli studi che sono stati effettuati".
"È, quindi, un'arma importantissima da poco a nostra disposizione, da aggiungere a quello che già abbiamo. Oggi, quindi, probabilmente cambierei la definizione della malattia renale cronica, non è più permanente e progressiva, ma solo permanente" conclude.