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Natascha Kampusch, fuggita dal suo aguzzino dopo 8 anni

Natascha Kampusch

Nel 1998 Natascha Kampusch fu rapita mentre andava a scuola: dopo 8 anni di segregazione, sevizie e abusi sessuali, nel 2006 riuscì a fuggire

Nel 1998 Natascha Kampusch aveva solo dieci anni. Con i genitori ancora freschi di divorzio, stava cercando di capire il proprio ruolo nel mondo. La ragazzina con gli occhi blu si trovava in quella fase nella quale la personalità comincia a delinearsi. Ma nel suo caso la tenera fiducia infantile nel prossimo fece posto a una inspiegabile rabbia.

Il rapimento

Il bisogno di un senso di indipendenza, spinse Natascha Kampusch a chiedere a sua madre il permesso di andare a scuola da sola a piedi. A Strasshof, un piccolo borgo a una quarantina di minuti da Vienna, le famiglie lasciavano andare i giovani a lezione da soli, senza alcuna paura in particolare. La mattina del 3 marzo fu la prima volta di Natascha. La ragazzina camminava sul marciapiede con lo sguardo basso, spaventata eppure fiera di quella conquista. Lungo il tragitto vide un uomo con i capelli castani, magro, ossuto, che la guardava in piedi accanto a un furgone chiaro. Natascha provò una irrazionale paura, ma continuò per la sua strada, convinta che quella fosse solo una delle sue tante fobie infantili da superare.

natasha austria

Quando gli fu vicino, l’uomo però la prese, la coprì con un plaid e la portò dentro al furgone. In quel preciso momento, la vita di Natascha si fermò. Tutto si appiattì in un passato lontano. Il minivan percorse solo qualche chilometro, poi si fermò di fronte a una villetta nel verde della cittadina austriaca. Natascha a quel punto venne gettata in uno scantinato, dove sarebbe rimasta per tanti anni.

La segregazione

Cominciò cosa per Natascha Kampusch il periodo della sua tremenda segregazione. Mentre tutta l’Austria la cercava, la bambina stava vivendo un’esistenza da prigioniera nel seminterrato di un uomo sadico e senza contatti con il prossimo. Fissato con l’igiene, il suo aguzzino la costringeva a tenere quel loculo assolutamente pulito come uno specchio. Le diede anche dei libri da leggere, mentre si occupava della sua istruzione. Magra fino all’anoressia, l’uomo voleva che Natascha fosse emaciata e esile, così da non poter opporre resistenza alle percosse. Ma anche perché così poteva incarnare il modello femminile che lo attraeva dal punto di vista sessuale.

Le sevizie e la fuga

Natascha venne costretta a lunghi digiuni perché perdesse sempre più peso. Il suo “maestro” decideva quando doveva mangiare, bere o riposare. La costringeva a stare al buio con un ventilatore acceso tutto il giorno. Le permetteva di uscire dal bunker solo per fare le pulizie nella sua casa. L’uomo le rasò anche i capelli e le diede un foulard da avvolgere intorno alla testa per coprire la calvizie. Natascha era trattata come la prigioniera di un lager. Privata del cibo, picchiata con calci e pugni in testa, venne costretta a partire dai suoi dieci anni a soddisfare anche le perversioni sessuali del suo aguzzino.

segregata Austria

Poi arrivò un giorno di agosto, quando Natascha aveva ormai 19 anni. La ragazza era magra e scarna, ma era comunque in salute. Il “maestro” le chiese di lavare la sua automobile parcheggiata in giardino. E lei obbedì, come sempre. Non era la prima volta che godeva di una certa semilibertà, ma da qualche tempo qualcosa in lei si era spezzato. Mentre l’uomo rispondeva a una telefonata sul cellulare, Nataschasi allontanò di qualche metro dall’auto. Senza pensare un solo secondo, la ragazza suore il cancello aperto e corse a perdifiato fino al giardino più vicino. Sotto choc, fermò a uno sconosciuto e gli disse semplicemente: “Sono Natascha Kampusch”. Da lì ebbe inizio la sua rinascita.