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Nasce senza un braccio per colpa di un farmaco: dopo 58 anni, la giustizia è ancora lontana

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Un 58enne, nato senza un braccio a causa di un farmaco, ha vinto la causa ma non ha ancora ricevuto alcun risarcimento.

Un uomo di 58 anni, nato senza un braccio a causa di un farmaco, sta ancora lottando per ottenere giustizia. Nonostante abbia vinto la causa contro il Ministero della Salute, il risarcimento che gli spetta continua a non arrivare, lasciandolo a fare i conti con un’ingiustizia che dura da decenni.

Nasce senza un braccio per colpa di un farmaco

Un 58enne, residente nella provincia di Alessandria, è nato senza il braccio sinistro a causa di una rara malformazione congenita. La causa di questa condizione è il talidomide, un farmaco antiemetico che, fino agli anni Settanta, veniva prescritto alle donne in gravidanza per contrastare nausea e vomito.

Solo successivamente si scoprì che il talidomide poteva causare gravi malformazioni, specialmente sugli arti superiori e inferiori. L’uomo, uno dei cosiddetti “figli del talidomide”, è stato colpito dal farmaco cinque anni dopo il divieto in Italia nel 1962, ma ancora reperibile come medicinale da banco.

Nasce senza un braccio per colpa di un farmaco, ma il risarcimento non arriva

Come raccontato sul Corriere di Torino, da ormai 58 anni, l’uomo è impegnato in una lunga e difficile battaglia legale contro lo Stato per ottenere il risarcimento.

Dal 2007, infatti, l’Italia prevede un’indennità mensile per le vittime di malformazioni causate dal talidomide. Nel 2020, la commissione medico-ospedaliera aveva riconosciuto il suo diritto al rimborso da parte dello Stato, ma poco dopo, in un verbale successivo, ha ritrattato la sua decisione, sostenendo che il paziente non avesse fornito la prescrizione medica risalente a quasi sessant’anni fa. Nel 2023, l’uomo ha deciso di fare causa direttamente al Ministero della Salute, chiedendo anche il pagamento degli arretrati dal 2008. Nonostante le sentenze favorevoli in primo e secondo grado, sta ancora aspettando il risarcimento: circa un milione di euro in arretrati, un vitalizio di 1.900 euro ogni due mesi e otto anni di interessi.

La vita di quest’uomo è stata segnata fin dalla nascita da una tragedia causata dalla malasanità, e la sua battaglia per ottenere giustizia è un monito di quanto, a distanza di decenni, le vittime di errori medici e farmacologici continuino a subire ingiustizie. La sua storia non è solo quella di un uomo che combatte per il proprio diritto, ma anche un simbolo della lentezza e dell’imperfezione di un sistema che, invece di tutelare i diritti dei cittadini, finisce per perpetuare il danno.