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Morto Graziano Mesina, ex primula rossa del banditismo sardo: scarcerato per una malattia terminale

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Graziano Mesina è morto a 83 anni. L'ex primula rossa del banditismo sardo era stato liberato ieri per una malattia terminale.

Graziano Mesina, uno dei volti più noti del banditismo sardo, è morto all’età di 83 anni. La sua figura, legata a una lunga carriera da latitante, è stata simbolo di un’epoca segnata dalla lotta tra criminalità e giustizia. Dopo aver trascorso anni in carcere, Mesina era stato recentemente scarcerato a causa di una grave malattia terminale, per essere trasferito in ospedale, dove è venuto a mancare. La sua morte segna la fine di un capitolo controverso della storia criminale della Sardegna.

La scarcerazione di Graziano Mesina

Graziano Mesina è stato uno dei più noti membri dell’Anonima sequestri, l’organizzazione sarda responsabile di numerosi rapimenti tra gli anni ’60 e ’80. Condannato all’ergastolo, è riuscito a evadere più volte dal carcere. Nel 2004 gli fu concessa la grazia, ma nel 2016 venne revocata per un arresto legato al traffico di droga. Nel 2019 fu scarcerato per decorrenza dei termini, ma nel 2021 venne arrestato definitivamente e trasferito nel carcere di Opera, vicino a Milano.

Recentemente, il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva deciso per la sua scarcerazione, concedendo gli arresti domiciliari a causa delle sue gravi condizioni di salute. Mesina non è stato trasferito a casa, ma in ospedale per ricevere cure per una patologia oncologica terminale.

“Non cammina più, non si nutre, fatica a parlare e a riconoscere chi gli sta intorno. Le sue condizioni di salute erano già da tempo precarie ma negli ultimi due mesi sono precipitate”, avevano dichiarato i legali.

Morto a 83 anni Graziano Mesina: scarcerato ieri per malattia terminale

Graziano Mesina è morto all’età di 83 anni, compiuti lo scorso 4 aprile. L’ex primula rossa del banditismo sardo era stato trasferito ieri dall’istituto penitenziario di Opera a causa di una malattia terminale, per ricevere cure ospedaliere. Impossibilitato a muoversi e definito «non trasportabile», Mesina era stato posto agli arresti domiciliari nel reparto detenuti dell’ospedale San Paolo di Milano. Questa volta, per la terza volta nella sua vita, non aveva lasciato il carcere per un’evasione o per una grazia, ma per gravi motivi di salute.