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Morte operatori umanitari a Gaza, al via inchiesta per identificare i responsabili

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Il rapporto sul raid in cui sono morti sette operatori umanitari a Gaza ha evidenziato gravi errori da parte dell'esercito israeliano

Israele ha avviato un’indagine per fare luce sulle responsabilità dell’attacco in cui hanno persona la vita sette volontari della no profit World Central Kitchen.

Al via all’inchiesta sulla morte degli operatori umanitari a Gaza

Il rapporto ha rilevato gravi errori e violazioni delle procedure da parte dell’esercito israeliano. Alla luce dell’indagine due ufficiali dell’IDF sono stati sollevati dai loro incarichi. WCK tuttavia ha chiesto che venga avviata un’indagine indipendente. “L’IDF ha riconosciuto la sua responsabilità e i suoi errori fatali nell’attacco mortale al nostro convoglio a Gaza” ha dichiarato l’organizzazione umanitaria “Sta anche intraprendendo azioni disciplinari nei confronti di coloro che erano al comando e si è impegnato ad attuare altre riforme. Si tratta di importanti passi avanti“.

La reazione di World Central Kitchen

Dalle loro indagini preliminari emerge chiaramente che l’IDF ha impiegato la forza letale senza rispettare i propri protocolli, la catena di comando e le regole di ingaggio” ha spiegato l’associazione, aggiungendo “Senza un cambiamento sistemico, ci saranno altri fallimenti militari, altre scuse e altre famiglie in lutto. Chiediamo la creazione di una commissione indipendente che indaghi sull’uccisione dei nostri colleghi della WCK. L’IDF non può indagare in modo credibile sul proprio fallimento a Gaza“.

Israele apre il valico di Erez

A seguito delle continue pressioni degli Stati Uniti e dopo il colloquio telefonico intercorso tra il presidente americano Joe Biden e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Tel Aviv ha deciso si aprire il valico di Erez per consentire il passaggio degli aiuti umanitari nella Striscia. Le nuove misure sono state diramate dal governo nella tarda serata di ieri, non è tuttavia ancora stato specificato quando avverrà l’apertura del checkpoint, che permetterà la “consegna temporanea” di aiuti attraverso il valico e il porto di Ashdod, che si trova a circa 25 chilometri a nord di Gaza, sulla costa mediterranea.