Madrid, 17 dic.
– (Adnkronos) – E' morta oggi, a 78 anni, l'attrice spagnola Marisa Paredes, musa del regista Pedro Almodóvar, grazie al quale ha raggiunto la notorietà internazionale. Il decesso è avvenuto all'ospedale Fundación Jiménez Díaz di Madrid, in seguito alla complicazione di un problema coronarico. L'annuncio della scomparsa è stato con un post sui social dall'Accademia del Cinema spagnolo.
Considerata uno dei migliori esempi di eleganza naturale del nuovo cinema spagnolo, nel 2000 era stata presidente della giuria del Festival di Berlino e nello stesso anno divenne presidente dell'Accademia del Cinema spagnolo; è stata insignita in patria del Premio nazionale del Cinema nel 1996, della Medaglia d'Oro al Merito delle Belle Arti nel 2007 e del Goya d'Onore nel 2018.
Nata a Madrid il 3 aprile 1946 in una famiglia di modesta estrazione sociale, Marisa Parades non terminò gli studi e lavorò come apprendista presso una sarta. La passione per la recitazione la spinse, all'inizio degli anni Sessanta, a intraprendere giovanissima la carriera teatrale e, nel corso degli anni, a portare sulle scene opere d Ibsen, Shakespeare, Čechov e Camus. Parallelamente cominciò anche l'attività televisiva e cinematografica comparendo sul grande schermo in ruoli secondari a partire dal film 'Il diabolico dottor Satana' (1961) di Jesús Franco.
Nel decennio successivo ha ottenuto ancora parti di secondo piano fino a quando è stata scritturata da Almodóvar, allora all'inizio della carriera, per 'L'indiscreto fascino del peccato' (1983), dove impersona suor Estiercól, una religiosa drogata e allucinata che vive nel convento delle 'redentrici umiliate'. Successivamente ha interpretato numerosi film, prima di mettersi in luce nel ruolo di una celebre cantante pop in 'Tacchi a spillo' (1991) di Almodóvar. È stata poi la maestra di cerimonie in 'Golem – Lo spirito dell'esilio' (1992) di Amos Gitai, prima che Almodóvar le ritagliasse in 'Il fiore del mio segreto' (1995) uno dei personaggi femminili più intensi, complessi e dolorosi del suo cinema, quello di un'affermata scrittrice di romanzi rosa in crisi sentimentale con il marito.
Per questa interpretazione aveva vinto un Premio Goya.
Riconosciuta ormai a livello internazionale all'età di quasi 50 anni, Parades ha cominciato a essere chiamata anche da cineasti non spagnoli. Ha così interpretato la madre del giovane stupratore in 'Cronaca di un amore violato' (1995) di Giacomo Battiato prima di essere diretta dal cileno in 'Tre vite e una sola morte' (1996), dal messicano Arturo Ripstein in 'Profundo carmesí' (1996) e in 'Nessuno scrive al colonnello' (1999) e da Roberto Benigni in 'La vita è bella' (1997), dove interpreta la madre di Dora (Nicoletta Braschi).
Ha poi nuovamente collaborato con Almodóvar in 'Tutto su mia madre' (1999) nel ruolo della popolare attrice teatrale che recita sul palcoscenico 'Un tram che si chiama desiderio', e in seguito in 'Parla con lei' (2002) e 'La pelle che abito' (2011).
Successivamente ha recitato in 'La spina del diavolo' (2001) di Guillermo del Toro, 'Reinas – Il matrimonio che mancava' (2005) di Manuel Gómez Pereira, 'Specchio magico' (2005) di Manoel de Oliveira, 'L'uomo che ama' (2008) di Maria Sole Tognazzi, 'Latin Lover' (2015) di Cristina Comencini (2015) e 'Nonostante tutto' (2019) di Gabriela Tagliavini.
Tra i numerosi messaggi di cordoglio, anche quello del premier spagnolo Pedro Sanchez che si è detto "desolato" per la scomparsa di "una delle attrici più importanti che ha dato il nostro Paese". "La sua presenza nel cinema e nel teatro e il suo impegno per la democrazia saranno un esempio perle generazioni a venire", ha aggiunto Sanchez in un messaggio su X, chiuso con un 'grazie, Marisa'.