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Molestata reagisce dopo 20 secondi, sindacalista assolto per violenza: il caso arriva in Cassazione

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Molestata, 20 secondi di terrore: Barbara D'Astolto affronta l'ultima battaglia legale contro il sindacalista accusato di molestie. Il caso sfida la giurisprudenza sui reati sessuali.

Venti secondi di terrore scambiati per consenso”. Si gioca su questo confine sottile il destino giudiziario del caso di Barbara D’Astolto, l’ex hostess che oggi affronta l’ultima battaglia legale davanti alla Suprema Corte contro il sindacalista accusato di averla molestata.

Molestata, 20 secondi scambiati per consenso: la denuncia di D’Astolto e le assoluzioni inaspettate

La vicenda risale al 2018, quando Barbara D’Astolto, oggi insegnante di scuola primaria, si recò nella sede della Cisl per una consulenza su una causa di discriminazione lavorativa. Quello che doveva essere un incontro di assistenza si trasformò in un incubo: secondo la denuncia, il sindacalista l’avrebbe molestata, palpeggiata, baciata e insultata in un edificio deserto.

“Non ero ferma, ero paralizzata dalla paura“, racconta a Repubblica la donna, commentando le sentenze di primo e secondo grado che hanno assolto l’imputato. Per i giudici, quei venti secondi di immobilità prima della fuga sarebbero stati interpretati come un tacito consenso – una lettura che ha sollevato un’ondata di indignazione e spinto il sostituto procuratore generale di Milano, Angelo Renna, a presentare ricorso in Cassazione.

L’avvocata Teresa Manente dell’associazione “Differenza Donna”, che rappresenta D’Astolto, lancia l’allarme: “Questa interpretazione rischia di far regredire di vent’anni la giurisprudenza sui reati sessuali”.

Molestata, quei 20 secondi di terrore: la battaglia di Barbara in Cassazione

Il nodo centrale è la Convenzione di Istanbul, che stabilisce l’assenza di consenso esplicito come criterio fondamentale per identificare una violenza sessuale.

Mentre movimenti femministi e centri antiviolenza si preparano a un sit-in davanti alla Corte, Barbara D’Astolto, oggi madre e moglie, non smette di lottare: “Sarò in Cassazione per tutte le donne vittime di violenza sperando in una giustizia giusta”.

Il caso di Barbara D’Astolto ha riacceso il dibattito sulla percezione della violenza nelle aule di tribunale, mettendo in luce le criticità di un sistema giudiziario che fatica ancora a riconoscere le diverse sfumature della paura e quindi delle molestie. Lo testimonia il crescente movimento di solidarietà che si è creato intorno alla vicenda: associazioni, giuristi e attivisti sottolineano come questo processo potrebbe segnare un precedente fondamentale nella giurisprudenza italiana sulla violenza di genere. “Non è più accettabile”, sostengono gli esperti, “che la paralisi indotta dal terrore venga scambiata per acquiescenza”. Una battaglia giudiziaria che va oltre il caso singolo, trasformandosi in un banco di prova per la tutela effettiva delle vittime di violenza nel nostro paese.