> > Il giallo del torturatore libico: tra Roma e Tripoli, un intrigo internazionale

Il giallo del torturatore libico: tra Roma e Tripoli, un intrigo internazionale

scarcerazione torturatore libico

Il giallo del torturatore libico Almasri: un intrigo internazionale

Gli elementi per un nuovo mistero internazionale ci sono tutti: si parte dall’arresto effettuato su mandato della Corte internazionale de L’Aja, per poi proseguire con un detenuto libico, un torturatore accusato di crimini contro l’umanità, per arrivare a un groviglio di procedure, reali o presunte, e a un rimpallo di responsabilità tra le istituzioni italiane. Inoltre, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha affermato di essere stato scavalcato. A complicare il quadro, orari che non tornano, la liberazione quasi immediata del detenuto e la sua espulsione verso la Libia, un fatto tutt’altro che sgradito al governo di unità nazionale di Tripoli, riconosciuto dall’ONU, dall’Italia e protetto dagli Stati Uniti. Njeem Osama Almasri Hoabish, il protagonista di questa vicenda, è già in volo verso la Libia alle 20.09 di ieri sera, quando l’ANSA diffonde la notizia della sua scarcerazione.

La scarcerazione lampo

Meno di due ore dopo, foto e video mostrano Almasri accolto dalla folla festante, mentre scende sorridente dall’aereo che è alle sue spalle, con ben in vista la bandiera italiana. In realtà il velivolo, messo a disposizione dal governo, era già predisposto dal mattino, in attesa della decisione della magistratura. Rispetto a quanto fa intendere Nordio, nel pomeriggio, qualcosa sembra non tornare. Arrestato sabato a Torino, Almasri è stato rimesso in libertà e rimpatriato su ordine del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. A giocare a suo favore, stando alle ufficiosità di fonti di governo e investigative, ci sarebbe un errore nell’esecuzione della procedura di arresto internazionale. Si sarebbe trattato di un arresto “irrituale”, come si evince si dall’ordinanza della Corte di appello di Roma, che nel tardo pomeriggio dispone l’immediata scarcerazione.

Le accuse

Il fermo, come scrivono i giudici, “non è stato preceduto dalle interlocuzioni con il ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Cpi”. E ancora: “Il ministro è stato interessato da questo ufficio il 20 gennaio, immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, e che, ad oggi, non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito”. In pratica, ci sarebbero stati degli intoppi di comunicazione tra le parti. Solamente in tarda serata fonti di governo ammettono che Almasri è una pedina troppo importante per il governo di Tripoli e per l’amministrazione americana che, tramite la parte libica alleata, controlla la lotta al terrorismo nell’area del Mediterraneo. Il quarantasettenne era stato arrestato sabato scorso dalla Digos su un ordine de L’Aja emesso il 1 8 gennaio “per crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi – si legge nella prigione di Mitiga dal 15 febbraio 2011 – e puniti con la pena massima dell’ergastolo”. Più volte la ong Mediterranea saving humans l’aveva denunciato e si era resa portavoce delle torture raccontate dalle vittime salvate in mare. Il libico sarebbe uno dei capi dell’Unità della polizia militare islamica di Tripoli, a capo delle Forze speciali di deterrenza, la Rada, gruppo paramilitare che opera nella regione ad Est di Tripoli a supporto del governo e a capo delle prigioni di Ain Zara e di Mitiga, dove sono detenuti guerriglieri di Al Qaeda e altri jihadisti. La sua posizione di potere lo rende un alleato chiave per l’esecutivo di Mohammed Dbeibeh, che dal 2021 guida il governo di Tripoli. Un legame strategico che si intreccia con gli obiettivi italiani, in particolare quelli del governo Meloni, determinato a fermare le partenze di migranti verso l’Italia.

Le obiezioni dell’opposizione

Il sospetto di un favore a Tripoli e agli Stati Uniti si insinua già prima della scarcerazione, quando Nordio dichiara, “considerato il complesso carteggio e i rapporti con la Corte de L’Aja” di voler trasmettere il fascicolo al procuratore generale di Roma, secondo le norme della convenzione internazionale. Al momento delle dichiarazioni del Guardasigilli, però, c’è già un volo pronto. “Quella di Nordio era solo una scusa”, è la dichiarazione di Nicola Fratoianni di Avs, tra i primi partiti a obiettare: “Il governo Meloni protegge i trafficanti di esseri umani”. Subito dopo la scarcerazione, sono intervenuti anche gli altri leader di opposizione, da Riccardo Magi, di Più Europa, a Matteo Renzi (“Cosa c’è sotto?”) fino alla segretaria del Pd Elly Schlein: “Meloni non era quella che voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo? Invece ne hanno rimandato uno impunito in Libia. Il governo deve chiarire”.