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La sentenza della Cassazione
La recente sentenza della Corte di Cassazione ha segnato un momento cruciale nella vicenda giudiziaria di Mimmo Lucano, sindaco di Riace e figura simbolo dell’accoglienza dei migranti in Italia. La Corte ha confermato l’assoluzione per la maggior parte dei reati a lui contestati, lasciando in piedi solo una condanna per un falso, con pena sospesa. Questo verdetto rappresenta un importante passo avanti per Lucano, che ha sempre sostenuto la sua innocenza e la bontà delle sue azioni a favore dei migranti.
Il processo “Xenia” e le accuse
Il processo “Xenia” ha avuto origine da un’indagine della Guardia di finanza sulla gestione dei progetti di accoglienza a Riace. Lucano era stato accusato di aver firmato una delibera falsa e di aver promosso un’associazione per delinquere. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva già ribaltato una condanna di 13 anni e due mesi inflitta nel 2021, ritenendo che molte delle intercettazioni utilizzate nel processo fossero inammissibili. I giudici hanno evidenziato come le accuse non avessero fondamento, riconoscendo invece l’intento altruistico di Lucano nel sostenere i più vulnerabili.
Le reazioni alla sentenza
Subito dopo la sentenza, l’avvocato di Lucano ha dichiarato che il ricorso della Procura era infondato e che la Suprema corte ha confermato la correttezza della posizione di Lucano. Dall’altra parte, Lucano ha espresso la sua gioia per la sentenza, sottolineando che mai aveva commesso i reati a lui attribuiti. Ha descritto la sua esperienza come una macchinazione contro un progetto di accoglienza che ha avuto un impatto positivo a livello locale e internazionale. La sua storia è diventata un simbolo di speranza e di lotta contro le ingiustizie legate all’immigrazione.