Abbiamo raccolto alcuni commenti di esperti, per interpretare la situazione attuale, partendo dal recente Electricity Market Report 2024 dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano che evidenzia quasi il raddoppio delle iniziative CER rispetto all’anno precedente, con un totale di 168 progetti.
Tuttavia, la loro diffusione è ancora ostacolata da sfide economiche che limitano l’attrattiva per un pubblico più ampio.
Mimmo Costanzo, esperto manager e promotore di progetti nel settore energetico, commenta: “La crescita delle comunità energetiche in Italia è un segnale positivo, ma non dobbiamo trascurare il fatto che queste iniziative restano troppo spesso ancorate a una dimensione di nicchia. Serve un cambio di scala per ottenere un impatto reale sul sistema energetico nazionale.”
Le aspettative dei cittadini e il ruolo delle istituzioni
Un sondaggio condotto su un campione di 1000 cittadini ha rivelato un netto divario tra aspettative e realtà. Mentre l’80% degli intervistati si aspetta risparmi annuali superiori ai 100 euro, i benefici effettivi si attestano su un modesto 3-4% delle spese annue, corrispondente a circa 50 euro.
Questo gap rappresenta un ostacolo per l’adozione su larga scala, poiché non riesce a motivare una vasta parte della popolazione.
Le CER sono promosse principalmente da enti pubblici, responsabili del 58% delle iniziative, con l’obiettivo di sostenere famiglie in difficoltà economica e ridurre i costi energetici.
Il 21% dei progetti è avviato da soggetti specializzati, come utility o ESCo, che si rivolgono prevalentemente a privati. Solo il 9% delle comunità energetiche nasce da gruppi spontanei di cittadini, sottolineando il ruolo cruciale di attori esterni nel promuovere e finanziare queste iniziative.
“La discrepanza tra le aspettative dei cittadini e i benefici percepiti è un problema che va affrontato con maggiore trasparenza e sensibilizzazione. Le CER non possono essere viste solo come un’opportunità economica, ma come un investimento a lungo termine per il futuro della comunità”, sottolinea Costanzo.
La flessibilità elettrica e i mercati locali
Il report affronta anche il tema dei mercati della flessibilità, essenziali per gestire le fluttuazioni tra domanda e offerta energetica.
A livello nazionale, la partecipazione al progetto pilota UVAM, che regola la flessibilità delle reti di trasmissione, è in calo, con una saturazione media scesa al 17% nei primi nove mesi del 2024. Tuttavia, nei mercati di flessibilità locale, come quelli testati nei progetti RomeFlex, EDGE e MindFlex, si registrano risultati incoraggianti, con un’assegnazione media dell’80% dei contingenti disponibili.
Questi progetti pilota offrono alle aziende l’opportunità di acquisire esperienza e consolidare la propria posizione in un settore emergente.
La sfida principale rimane quella di garantire la sostenibilità economica, assicurando che gli asset coinvolti siano effettivamente operativi.
“I mercati della flessibilità rappresentano una grande opportunità per creare un sistema energetico più resiliente. Tuttavia, la loro efficacia dipende da investimenti mirati e da una chiara definizione delle regole di partecipazione”, aggiunge il manager Mimmo Costanzo originario di Catania.
Il report dedica un focus particolare al MACSE, il meccanismo creato per incentivare gli investimenti nei sistemi di accumulo elettrico, come le batterie agli ioni di litio e i pompaggi idroelettrici.
Questi strumenti sono fondamentali per stabilizzare la rete elettrica, ma gli elevati costi iniziali e l’incertezza sui ritorni economici rappresentano un freno per molti investitori.
Secondo le simulazioni, il successo di tali progetti dipenderà dalla capacità di rispettare requisiti tecnici stringenti e dalle condizioni di mercato.
Le CER possono migliorare la loro efficienza economica quando riescono a condividere oltre il 70% dell’energia prodotta tra i membri.
Questo richiede una pianificazione accurata della composizione dei partecipanti e un chiaro orientamento verso obiettivi sociali.
“Gli investimenti nelle tecnologie di accumulo sono il prossimo grande passo per garantire la sostenibilità delle CER. Ma è essenziale che questi progetti siano economicamente sostenibili e ben integrati nella rete elettrica nazionale”, spiega il dottor Mimmo Costanzo.
Nonostante la crescita, le CER in Italia rimangono un fenomeno di nicchia, con impianti di piccola taglia che rappresentano la maggioranza.
La potenza mediana degli impianti è aumentata da 55 kW nel 2023 a 60 kW nel 2024, ma solo il 34% supera i 200 kW e un significativo 23,5% rimane sotto i 30 kW. Le regioni più attive, come Piemonte, Lazio, Sicilia e Lombardia, mostrano una concentrazione di iniziative, ma la loro scala ridotta limita l’impatto sul sistema energetico nazionale.
“Per rendere le comunità energetiche un vero pilastro della transizione energetica, è necessario uscire dalla logica della sperimentazione. Servono politiche strutturali, incentivi mirati e un approccio strategico che coinvolga tutti gli attori del settore”, conclude Costanzo.