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Milano torna al centro dell’attenzione dopo gli episodi di protesta nel quartiere Corvetto, scatenati dalla tragica morte di Ramy Elgaml, un giovane di 19 anni di origine egiziana deceduto in un incidente stradale durante un inseguimento dei carabinieri. Questo evento ha acceso una discussione su sicurezza, integrazione e disagio sociale nelle periferie della città.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha colto l’occasione per annunciare un importante rafforzamento della presenza delle forze dell’ordine: “Saranno inviate 600 unità aggiuntive nei prossimi mesi, che si sommeranno al normale turn-over. Questo garantirà un significativo miglioramento nei servizi di controllo del territorio”.
Ma i numeri sollevano domande più profonde. “A Milano il 20% della popolazione è costituito da immigrati, ma fino al 65% dei reati viene commesso da stranieri. Questo dimostra un problema di integrazione che non possiamo ignorare”, ha dichiarato Piantedosi, sottolineando come l’emarginazione alimenti dinamiche pericolose.
Milano violenta, il sindaco Sala risponde
Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha riconosciuto l’esistenza di problemi nelle periferie, ma ha difeso la città dalle critiche di chi, come il vicepremier Matteo Salvini, la definisce insicura. “Non nego che ci siano difficoltà, ma non ha senso crocifiggere Milano, che sta facendo uno sforzo per un modello internazionale. Le statistiche che indicano una maggiore criminalità sono in parte fuorvianti: qui la gente denuncia di più, e questo è un segno di fiducia nelle istituzioni”.
Sala ha poi sottolineato l’importanza di investire in edilizia popolare e luoghi di aggregazione per i giovani. “A Milano abbiamo 800mila appartamenti, di cui oltre 60mila sono di edilizia popolare. Dobbiamo ridurre le disparità e offrire spazi dove i ragazzi possano trovare opportunità diverse rispetto alla strada”.
Josh Zona 4: “Corvetto, quartiere difficile”
Tra le voci più autentiche, quella del rapper e tatuatore Josh Zona 4 (nome d’arte di Giorgio), nato e cresciuto al Corvetto, offre uno spaccato reale della vita nelle periferie. “Quando sei giovane, vuoi farti sentire. Io ero in mezzo a quel contesto fatto di risse, spaccio e rapine, ma ne sono uscito grazie a mia madre e a un educatore che mi ha insegnato il valore della musica”.
Josh, sul Corriere della Sera, ricorda come il quartiere viva una situazione di degrado, ma sottolinea che la violenza non è una strada obbligata: “I ragazzi cercano un appiglio, qualcosa che li tenga lontani dal giro. Avevamo organizzato un corso di musica doposcuola, ma durò solo un anno. Servono più investimenti in progetti sociali e culturali”.
Dare ai giovani una vera possibilità di scegliere
Mentre il Viminale rinforza la presenza delle forze dell’ordine, il dibattito sull’integrazione e il disagio sociale rimane aperto. La situazione del Corvetto non è un caso isolato, ma un esempio delle sfide che molte periferie italiane devono affrontare.
Il messaggio che emerge è chiaro: per risolvere i problemi della sicurezza non basta inviare più agenti. È necessario un approccio integrato che coinvolga istituzioni, associazioni e comunità locali, puntando su educazione, aggregazione e valorizzazione delle passioni. Come dice Josh: “Ci vuole tempo, ma non è impossibile. Basta dare ai giovani una vera possibilità di scegliere”.