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Milano: Ingroia 'sono simbolo antimafia, mano leggera Procura' su omicidio Bellocco

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Milano, 27 mar. (Adnkronos) - "Io ritengo di essere tutt'ora un simbolo dell'antimafia, lo sono stato da pubblico ministero, lo sono da avvocato e ritengo che questa costituzione di parte civile sia, al contrario, molto simbolica. E' simbolico che sia stato scelto io come avvocat...

Milano, 27 mar. (Adnkronos) – "Io ritengo di essere tutt'ora un simbolo dell'antimafia, lo sono stato da pubblico ministero, lo sono da avvocato e ritengo che questa costituzione di parte civile sia, al contrario, molto simbolica. E' simbolico che sia stato scelto io come avvocato dalla signora, lei è soltanto una giovane donna alla quale è stato ucciso brutalmente il marito e un padre di famiglia". Lo afferma l'ex pubblico Antonio Ingroia, oggi avvocato,, che rappresenta la vedova di Antonio Bellocco, esponente dell'omonimo clan della 'ndrangheta e componente del direttivo della curva Nord interista, ucciso a coltellate lo scorso 4 settembre a Cernusco sul Naviglio dall'ultrà nerazzurro (oggi pentito) Andrea Beretta.

"Le vicende giudiziarie riguardavano lui, ma non riguardano in alcun modo né la moglie, né i figli. Ritengo che mai come in un processo del genere nel quale sono in ballo cittadini di una terra un po' dimenticata dallo Stato come la Calabria è importante dare dei segnali di ritorno di fiducia verso la giustizia" aggiunge Ingroia al termine dell'udienza sull'omicidio che è stata rinviata al prossimo 15 aprile quando potrebbe essere unificata a uno dei processi in corso a Milano sui presunti affari illeciti delle curve di Inter e Milan. "Ho già preannunciato al giudice e al pubblico ministero che noi ci opporremo alla riunione, riteniamo che la vicenda dell'omicidio è del tutto sganciata" dal filone 'Doppia curva'. "C'è pure la confessione dell'imputato e quindi potremmo definirlo rapidamente. Se l'imputato dovesse fare richiesta di abbreviato noi ci opporremo perché riteniamo che ci sia l'aggravante della premeditazione, dei motivi abbietti e della crudeltà, tutte aggravanti che prevedono la pena dell'ergastolo e che impediscono di chiedere il giudizio abbreviato" spiega Ingroia.

"Io ritengo la mano leggera che ha usato la Procura di Milano nei confronti di Beretta non sia un modo per far riavvicinare alla giustizia quei cittadini" aggiunge. La 'mano leggera' si traduce nel "non aver contestato nessuna aggravante, alcune aggravanti sono evidenti. Io ho fatto il pubblico ministero e ho avuto a che fare con tanti collaboratori. I collaboratori hanno diritto, se ci sono i presupposti, alla prevista attenuante della riduzione della pena ma non hanno diritto alla mancata contestazione di circostante aggravanti: non si piò patteggiare il capo di imputazione. Io sono convinto – conclude Antonio Ingroia – che la Procura di Milano non lo ha inteso fare, però, il risultato è che mi pare del tutto inadeguata la contestazione fatta a Beretta e anche questo è uno dei temi che affronteremo la prossima udienza".