Milano, 12 dic. (Adnkronos) – "Sono scappato non da un alt, a me nessuno mi ha intimato di fermarmi, io ho incrociato la macchina dei carabinieri e avevo paura perché non avevo la patente di guida, quindi sono scappato" le parole dette in oltre due ore di interrogatorio da Fares, difeso dagli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli. "Loro – racconta ancora il ventiduenne, ai domiciliari per resistenza e indagato per omicidio stradale – mi sono venuti dietro e quindi la cosa si è incrementata sempre di più: io ho accelerato e loro mi venivano dietro. Avevo quest'ansia che mi fermassero perché non avevo la patente, poi è successo quello che è successo: sono stato urtato da dietro dalla macchina dei carabinieri".
Il ragazzo di origine tunisina ha risposto a tutte le domande, anche quelle dei pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano. "Ha risposto compiutamente per quello che ricorda perché in alcune fasi, con il trauma che ha avuto, i ricordi – spiega il difensore – sono un po' offuscati". Nessuna incertezza quando deve confutare il verbale di arresto dei carabinieri (dove dell'impatto tra scooter e gazzella non si parla): "C'è stato un urto, un botto, una spinta da dietro della macchina dei carabinieri", poi il 'volo' dallo scooter che è costato la vita a Ramy Elgaml. E di urto parla anche l'unico testimone oculare di questa storia.
Alla giudice e ai magistrati Fares Bouzidi ricostruisce la serata tra amici trascorsa nei locali di Porta Venezia, poi la decisione di spostarsi verso la zona della movida, quindi l'incontro con la gazzella dei carabinieri e la fuga verso il quartiere Corvetto, "su strade che conoscevo". Il quadro che emerge, chiosa l'avvocato "è quello di un ragazzo giovane che per timore di prendere una multa scappa…poi è successo quello che successo". Smentita anche la fuga come conseguenza di una presunta rapina: "la catenina che aveva con sé era sua, ha anche foto che lo dimostrano".