Milano, 70mila euro di danni per il liceo Severi dopo l'occupazione studentesca

Il 14 febbraio si terrà un consiglio straordinario al liceo Severi per decidere la sorte degli occupanti, ma la preside promette che non sarà "una caccia alle streghe"

70 mila euro sono i danni stimati al liceo Severi-Correnti di Milano dopo 3 giorni di occupazione studentesca.

Dura la linea del ministro Giuseppe Valditara.

L’occupazione e la linea di Valditara

L’occupazione, organizzata in solidarietà al popolo palestinese e per problematiche interne alla scuola, è iniziata il 30 gennaio ed è durata tre giorni, uno in meno di quanto previsto dagli studenti. La mattina del 2 febbraio la preside e i docenti hanno trovato banchi e sedie rovinati, computer rotti, scritte sui muri, telecamere di sorveglianza distrutte, estintori scaricati e armadietti del personale devastati.

Da più di dieci giorni l’istituto è totalmente inagibile e si studia a casa con la didattica a distanza.

Il ministro Valditara si è presentato ieri al liceo, affermando senza mezzi termini: “Chi occupa e devasta una scuola deve essere bocciato. Meritano il cinque in condotta, e con il cinque si viene bocciati”.

La posizione degli studenti

Gli studenti sono divisi in merito a ciò che è successo.

Da una parte i rappresentanti di istituto prendono le distanze, affermando che in pochi hanno partecipato alla protesta. “Tutto ciò che siete riusciti a fare è stato vandalizzare la scuola” commentano.

Dall’altra parte il collettivo Severi-Correnti se la prende con la dirigenza accusandola di “aver denunciato gli occupanti ancor prima che l’occupazione vedesse il suo corso”.

L’amarezza della preside

Sulle sorti degli studenti deciderà un consiglio organizzato per il 14 febbraio.

La preside Gabriella Conte si definisce “amareggiata e arrabbiata”, ma afferma che non ci sarà alcuna “caccia alle streghe”.

Per quello che riguarda i danni fa sapere che è partita una raccolta fondi. “Molti genitori si sono fatti avanti spontaneamente per donare e aiutarci. Già venerdì pomeriggio un genitore è arrivato qui perché la sua azienda lavora con tastiere e mouse. Anche se vogliono mantenere l’anonimato, stanno già iniziando a donare. Noi non abbiamo chiesto risarcimenti a nessuno.

È prematuro. Adesso ci dobbiamo occupare di portare i ragazzi a scuola.”