Palermo, 9 gen. (Adnkronos) – "Impotenza. drammaticità e urgenza". Sono queste le parole che Valeria Taurino, direttrice generale di Sos Mediterranee Italia, usa per descrivere la situazione nel Mediterraneo centrale e quella che, ancora oggi, viene definita 'emergenza migranti'. Secondo i dati diffusi dall'Oim (Organizzazione internazionale delle migrazioni), il 2023 si è chiuso con 2.383 morti nel Mediterraneo.
Solo nell'ultima settima dell'anno scorso sono stati 108 i migranti morti e dispersi in 4 naufragi avvenuti a largo della Libia e il 2024 si è aperto con un'altra tragedia: il 3 gennaio 35 persone hanno perso la vita in un naufragio a largo di Zwara. "Numeri – sottolinea Taurino all'Adnkronos – che ci consegnano l'impotenza, la drammaticità e l'urgenza di avere dei soccorsi nel Mediterraneo centrale. Si continuano a bersagliare le Organizzazioni di soccorso, si continuano a impedire dei veri soccorsi nel Mediterraneo centrale e la gente continua a morire. Un fatto grave e frutto di precise scelte politiche europee".
Sotto accusa sempre il decreto Piantedosi, provvedimento che nelle intenzioni del governo doveva se non fermare quanto meno ridurre il fenomeno migratorio e che invece, secondo le Ong, non ha fatto altro che limitare i soccorsi e aumentare il numero dei morti in mare. L'Ocean Viking, la nave di ricerca e soccorso di Sos Med, è di nuovo sotto sequestro nel porto di Bari (l'altro era avvenuto a luglio nel porto di Civitavecchia). "Il 30 dicembre abbiamo subito il secondo fermo in due mesi – racconta Taurino – questa volta per aver effettuato una minima deviazione per verificare, come prescrive il diritto internazionale, se ci fosse bisogno della nostra assistenza in un caso distress. Per questo siamo stati penalizzati e tenuti fermi da una legge ingiusta, arbitraria e che ha un solo scopo: fermare le navi di soccorso".
Ma Sos Mediterranee non getta la spugna, spera ancora in un cambiamento di rotta da parte del governo nazionale e degli Stati europei. "Ci auguriamo, come sempre, che ci sia un ravvedimento, che si ripristini una missione di soccorso guidata dagli Stati – afferma – che si abbandoni una volta per tutte quella finzione secondo cui la Libia, un paese dove avvengono enormi violazioni dei diritti umani, sia considerata un porto sicuro. Speriamo in un cambiamento di rotta o che, quanto meno, non venga impedito alle ambulanze del mare di essere nel luogo dove si verificano gli incidenti".