Milano, 20 mar. (askanews) – “Io ho cominciato di notte per caso perché ero a Venezia, sono veneziano, volevo fare un lavoro sulla mia città, la mia città è strafotografata in tutte le salse, quindi ho pensato che fotografando di notte in bianco e nero e con una macchina in grande formato, con un approccio un po’ ottocentesco, antico, lentissimo, potevo dare un taglio un po’ diverso alle immagini, al lavoro”. Lo ha detto ad askanews il fotografo Luca Campigotto, notoper le sue immagini urbane notturne, che abbiamo incontrato a MIA Photo Fair a Milano, nello stand della Galleria Frediano Farsetti.
“Poi ho continuato – ha aggiunto – un po’ è diventato una condanna, una nicchia in cui fare le foto di notte, però io le amo perché amo molto anche la post produzione, come ho amato la stampa in camera scura che ho fatto per 25 anni, 30 anni, perché la notte è imprevedibile e le luci della notte sono imprevedibili e poi qualunque luce diventa plausibile secondo me, mentre di giorno più o meno da fotografo sai che il cielo sarà un po’ così, l’erba verrà un po’ così, il contro luce non può essere. Invece di notte si incasina tutto e io trovo questo molto affascinante, stimolante e divertente. Quindi per me la notte è soprattutto questo, poter giocare di più con le profondità, con gli spazi, con le luci e con le luci anche quelle meno prevedibili”.