Come ogni anno è stata presentata al Parlamento una relazione in merito alle operazioni di import ed export delle armi durante il 2023. Un report che segna un aumento di un miliardo di euro per quanto riguarda i guadagni. Stando però a quanto dichiarato da Rete Pace e Disarmo, questa potrebbe essere anche l’ultima ad offrire una certa trasparenza.
Trasparenza a rischio
Il settore del mercato italiano delle armi sembra passarsela bene, con un aumento degli introiti che si aggira intorno all’un miliardo. Ma la situazione non sembra essere promettente, almeno per il futuro, stando all’allarme lanciato da Rete Pace e Disarmo. L’organizzazione ha infatti sottolineato come la trasparenza delle relazioni annuali presentate ogni anno al Parlamento sia a rischio.
Il motivo? Il governo Meloni sembra intenzionato a modificare la legge 185/1990. Ma questa non è l’unica fonte di preoccupazione, ci pensano già i dati del report a svelare uno scenario non proprio idilliaco. Stando a quanto emerso, l’export riguarda anche paesi con i quali non dovremmo avere contatti commerciali in base alle leggi vigenti in Italia.
Con chi facciamo affari
L’Italia non ha fornito armi solo a Francia e Stati Uniti, ma anche a Arabia Saudita, Turchia, Azerbaijan e Kuwait, tutti luoghi in cui non c’è un grande rispetto per i diritti umani. Ed è su questo punto che insiste Rete Pace e Disarmo, perché la legge 185 del 1990 impone il divieto di vendere armi quando l’operazione è in contrasto con la costituzione del nostro paese.
Un divieto che rimane valido anche quando si parla di Paesi in stato di conflitto armato oppure Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani. Una legge che però il governo sembra intenzionata a modificare.