La premier Giorgia Meloni, insieme ai ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano, è indagata per favoreggiamento e peculato nell’ambito del rimpatrio del comandante della prigione libica di Mittiga, Almasri. Le reazioni dei partiti politici sono arrivate prontamente.
Meloni indagata per il caso Almasri; le prime reazioni della maggioranza
“Sono dalla parte di Giorgia Meloni, Matteo Piantedosi, di Nordio e di Mantovano. Difendo la separazione dei poteri e condanno scelte che suonano come una ripicca per la riforma della giustizia”, dichiara sui social il leader di FI e vicepremier Antonio Tajani.
Della stessa linea di pensiero è il leader della Lega, Matteo Salvini:
“Giorgia Meloni indagata per il rimpatrio del libico Almasri, avvisi di garanzia per il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. Vergogna, vergogna, vergogna. Lo stesso procuratore che mi accusò a Palermo ora ci riprova a Roma con il governo di centrodestra. Riforma della Giustizia, subito!”.
La notifica è stata firmata dal procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso che ha gestito il processo a Matteo Salvini per sequestro di persona per il caso Open Arms.
“Totale solidarietà alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ai ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, al sottosegretario Alfredo Mantovano. È urgente ristabilire una netta separazione dei poteri. La difesa della sicurezza nazionale attiene alle scelte sovrane del governo della Repubblica”, ha scritto sui social il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara.
In difesa degli indagati, anche il titolare del dicastero della Cultura, Alessandro Giuli:
“Esprimo il mio più profondo stupore per l’avviso di garanzia notificato oggi al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano. Un provvedimento che solleva molte perplessità, non soltanto per il suo tempismo, ma anche per le implicazioni che ne derivano sul piano istituzionale”
Meloni indagata per il caso Almasri: il pensiero dell’opposizione
I partiti di opposizione non hanno tardato a condividere dichiarazioni sui social. Primo fra tutti il presidente di Italia Viva, Matteo Renzi:
“La scelta di rimpatriare il criminale libico è una scelta politicamente sbagliata, compiuta da Giorgia Meloni e da questo Governo. Sono stato tra i primi a definirla, in Aula, una follia. Penso che sia un errore clamoroso e marchiano sotto il profilo politico. Sul punto di vista giudiziario, invece, non mi esprimo. Non tocca a me giudicare e sono sinceramente garantista. Quindi non faremo a Giorgia Meloni quello che lei ha fatto a noi e alle nostre famiglie. Per noi la Presidente del Consiglio è innocente come chiunque è innocente fino a sentenza passata in giudicato. Noi non attacchiamo sul piano giudiziario: noi facciamo politica. E ho l’impressione che Giorgia Meloni voglia cavalcare questo avviso di garanzia – che è un atto dovuto – per alimentare il suo naturale vittimismo”.
Subito dopo è arrivato anche il commento del leader di Azione, Carlo Calenda:
“Su Almasri il governo italiano ha combinato un disastro, raccontando un mare di balle agli italiani. Dopodiché che un presidente del Consiglio venga indagato per un atto che risponde evidentemente ad una ragione di Stato (mai ammessa) è surreale e non accadrebbe in nessun altro Paese occidentale”.
“La decisione è un tradimento della giustizia e dimostra la volontà del governo di ignorare leggi vincolanti”, commenta invece Angelo Bonelli di Europa Verde.