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Mediobanca: utili maggiori delle attese del Monte dei Paschi

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Mediobanca sta mostrando una serie di risultati che fanno alzare il titolo in borsa.

Mediobanca risponde ai conti annuali del Monte dei Paschi con un set di risultati che fa stropicciare gli occhi agli analisti e mette le ali al titolo in borsa che attualmente quota oltre +1,50% ed ha toccato il massimo da dicembre 2006 a 17,08€. Dopo aver chiuso l’ultimo bilancio annuale (giu24) con conti record, l’Istituto guidato da Alberto Nagel ha presentato una semestrale ancora record (660m di utile netto e 1848m di ricavi) che ha permesso al cda di alzare i target di utili e dividendi al 2026. Il prossimo anno quindi, secondo le nuove stime diffuse ieri da piazzetta cuccia, il dividendo cash salirà del 40% e la distribuzione complessiva passerà dai previsti 3,7mld a oltre 4 mld. Un annuncio che ha incendiato il titolo in borsa di Mediobanca allargando ulteriormente la forchetta di prezzo che si è aperta con il titolo MPS da quando è stata annunciata l’ops. Un messaggio inequivocabile da parte del mercato che vendendo Siena e comprando Mediobanca sta dando un giudizio di valore che potrebbe pregiudicare la riuscita stessa dell’offerta: se la forchetta dovesse rimanere questa a Siena servirebbero almeno tre miliardi di cassa per rilanciare su Mediobanca e oggi questa cifra non sembra essere nelle disponibilità di Caltagirone e soci.

Per Equità si tratta di un “set di risultati solidi e sopra le attese, con sorpresa positiva soprattutto sul fronte delle commissioni e rialzo della guidance sull’anno fiscale 2026”.

Il recente comunicato sui conti semestrali di Piazzetta Cuccia restituisce infatti un quadro decisamente positivo: utili in crescita a 660 milioni di euro (+8%), ricavi saliti del 75% a 1,848 miliardi e un aggiornamento delle stime per il 2026 che prevede ricavi oltre i 4 miliardi, utile sopra i 1,4 miliardi e un payout di circa il 100%. Numeri che confermano la validità del piano “One Brand – One Culture” e spingono il management a proseguire la strategia di sviluppo impostata con la crescita nel wealth management.

Di contro, la proposta di acquisizione e fusione avanzata dal Monte dei Paschi di Siena, benché supportata da parte del governo e dagli azionisti di peso (Delfin e Caltagirone), sembra incontrare scetticismo sul mercato. La visione di un “nuovo campione nazionale” viene talvolta considerata “stiracchiata”, dato che MPS è reduce da una fase complicata, con ancora diversi nodi da sciogliere su crediti deteriorati e potenziali rischi legali. L’idea di integrare due realtà tanto diverse, con una banca dal profilo consolidato e orientato ai servizi ad alto valore aggiunto lascia aperte alcune domande sulla reale creazione di sinergie.

A rendere l’operazione ancor più complessa sono gli intrecci societari: Delfin e Caltagirone detengono quote rilevanti in entrambe le banche (nonché in Generali), scenario che potrebbe generare interessi non sempre allineati rispetto al resto della base azionaria. Il governo, dal canto suo, vedrebbe con favore un rafforzamento di Siena in un piano di più ampio respiro per il settore bancario italiano, ma le forti prestazioni di Mediobanca giocano in direzione opposta, evidenziando che Piazzetta Cuccia non sembra necessitare di operazioni straordinarie per consolidare la propria traiettoria di crescita.

Il mercato appare, per ora, non avere dubbi: mentre un’eventuale fusione potrebbe garantire a MPS nuova linfa (e, a chi la promuove, un maggiore peso in Mediobanca), per quest’ultima i rischi di distruzione di valore, di dispersione di risorse e di potenziali tensioni interne non paiono trascurabili. Se davvero la fusione dovesse prendere piede sarebbe fondamentale capire a quali condizioni e in che misura gli azionisti di Mediobanca verrebbero tutelati, sia sul piano del riconoscimento di un adeguato premio, sia su quello della governance.

Al momento, la solidità dei numeri di Mediobanca – sostenuta da prospettive di utile, ricavi e dividendi in continuo aumento – suggerisce che l’OPS di MPS possa incontrare più ostacoli di quanto previsto inizialmente. E se la volontà politica o le mire di qualche azionista sono forti, non è detto che bastino a convincere piazza Affari e la stessa Mediobanca a impegnarsi in un’operazione che, almeno in questa fase, viene percepita da diversi osservatori come prematura o priva di un razionale industriale robusto. L’attenzione è ora rivolta all’eventuale rilancio di MPS e alle prossime mosse del board di Piazzetta Cuccia, a cui spetterà valutare – anche nel medio periodo – se davvero la fusione sia nell’interesse di chi ha portato Mediobanca a crescere tanto rapidamente.