Milano, 28 mag. (Adnkronos Salute) – Età: 59 anni, di cui 25 trascorsi con una diagnosi di diabete di tipo 2 che lo ha portato nel tempo a una condizione ad alto rischio di complicanze letali. Un rischio tale da aver bisogno di iniezioni multiple di insulina giornaliere per evitare di entrare in coma diabetico. E' lui il paziente protagonista di un trattamento sperimentale basato sull'uso di staminali del paziente stesso per poter ottenere cellule note come 'isole pancreatriche' e trapiantarle. Il gruppo di medici e ricercatori cinesi che ha seguito il caso mettendo a punto questa strategia pionieristica spiega di essere riuscito a curare così per la prima volta la malattia, come riporta il 'Daily Mail' online. Il paziente è stato sottoposto al trapianto nel 2021 e non assume più farmaci dal 2022, secondo quanto viene illustrato dagli autori nel lavoro pubblicato sulla rivista 'Cell Discovery'.
In cosa consiste l'approccio? Viene creata una versione 'artificiale' delle cellule che si trovano nel pancreas e producono insulina mantenendo sotto controllo i livelli di zuccheri nel sangue. L'uomo aveva perso quasi tutta la funzione di queste cellule. Finora nessuno è mai stato 'guarito' dal diabete, fanno notare i medici spiegando di aver scoperto come portare il paziente in remissione, a patto che mantenga una dieta relativamente rigorosa e un programma di esercizi per evitare che i problemi di zucchero nel sangue si ripresentino. Quello che intanto il caso cinese dimostra, però, è che – a detta degli scienziati – sarebbe possibile ripristinare la capacità dell'organismo di regolare naturalmente lo zucchero nel sangue.
Per il trattamento è stato utilizzato un nuovo cocktail chimico per trasformare le staminali del paziente in specifiche cellule pancreatiche, funzionali e quindi in grado di agire come 'fabbriche' di insulina. Una volta impiantate le nuove cellule coltivate in laboratorio, il paziente dovrebbe ricominciare a produrre la propria insulina, suggeriscono i ricercatori. Ed è proprio quello che hanno osservato nel caso cinese. "Penso che lo studio rappresenti un importante progresso nel campo della terapia cellulare per il diabete", ha commentato al 'South China Morning Post' Timothy Kieffer, professore di scienze cellulari e fisiologiche all'Università della British Columbia in Canada, non coinvolto nello studio. Sebbene la scoperta sia incoraggiante, però, c'è ancora strada da fare, puntualizzano gli scienziati che dovranno testare la loro terapia su più pazienti per poter avere certezza dei risultati.
Attualmente, tra l'altro, trasformare le 'cellule bambine' in cellule pancreatiche funzionanti è complicato e dispendioso in termini di tempo e costi. Dunque gli autori dovranno rendere il processo più semplice se vogliono raggiungere la meta di un trattamento fattibile per gran parte delle persone. Esiste poi la possibilità che la strategia funzioni per il diabete di tipo 2, la forma più comune della malattia, mentre per il tipo 1, in cui il pancreas viene attaccato dal sistema immunitario, potrebbero esserci più difficoltà nell'applicare l'approccio, poiché il sistema immunitario di questi pazienti potrebbe respingere anche le nuove cellule impiantate, scrivono gli autori.
"La nostra tecnologia è maturata nel campo della medicina rigenerativa per il trattamento del diabete e ne ha ampliato i confini", afferma Yin Hao, uno dei ricercatori principali dello studio, frutto di una collaborazione tra tre istituzioni con sede a Shanghai: Shanghai Changzheng Hospital, Centre for Excellence in Molecular Cell Science che opera sotto l'Accademia cinese delle scienze e Renji Hospital. In futuro, prospetta Kieffer, se i risultati venissero confermati, la terapia potrebbe "liberare i pazienti dal peso dei farmaci a vita, migliorare la salute e la qualità della vita e ridurre le spese sanitarie".