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Maxi operazione contro il traffico di droga nel carcere di Rebibbia

Polizia durante operazione antidroga a Rebibbia

Le indagini hanno portato all'arresto di 32 persone coinvolte in traffico e corruzione

Un’operazione senza precedenti

I carabinieri hanno recentemente condotto una maxi operazione nel carcere romano di Rebibbia, smantellando un complesso sistema illecito di traffico di droga e benefici penitenziari. L’operazione ha portato all’arresto di 32 persone, tra cui quattro individui accusati di aver facilitato l’ottenimento di pene alternative per alcuni detenuti attraverso certificazioni false. Gli altri 28 arrestati erano coinvolti nella gestione della rete di spaccio di stupefacenti all’interno e all’esterno del carcere.

Indagini e perquisizioni

Le indagini, avviate nel giugno del 2017, hanno visto il coinvolgimento del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria. Gli agenti hanno eseguito perquisizioni in vari quartieri di Roma e in diverse province italiane, tra cui Napoli, Avellino e Bergamo. Tra gli arrestati, due avvocati e uno psicologo, considerato il promotore del sistema illecito, sono stati accusati di reati gravi come corruzione e falsità ideologica. L’operazione ha rivelato un intreccio pericoloso tra professionisti e detenuti, volto a garantire benefici penitenziari in cambio di denaro.

Il ruolo dello psicologo e il narcotraffico

Lo psicologo arrestato è accusato di aver redatto false relazioni psicologiche per favorire detenuti in cerca di misure alternative. Inoltre, è emerso che un noto narcotrafficante, nonostante fosse in carcere, continuava a gestire il traffico di droga grazie alla complicità di avvocati che trasmettevano messaggi all’esterno. Le indagini hanno rivelato un sistema articolato, con associazioni dedite al traffico di stupefacenti che utilizzavano anche dispositivi criptati per comunicare. Durante l’operazione, sono stati sequestrati oltre 21 kg di cocaina e diverse armi, evidenziando la gravità della situazione.

Le conseguenze legali e sociali

Le misure cautelari adottate nei confronti degli arrestati evidenziano la determinazione delle autorità nel combattere la criminalità organizzata all’interno delle carceri. Questo caso solleva interrogativi sulla sicurezza e sull’integrità del sistema penitenziario italiano, mettendo in luce la necessità di riforme per prevenire simili situazioni in futuro. La lotta contro il narcotraffico e la corruzione richiede un impegno costante e coordinato da parte delle forze dell’ordine e delle istituzioni.