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Matilda De Angelis ha rivelato durante un'intervista per "Citadel: Diana" di aver dedicato quattro mesi di allenamento per interpretare il ruolo di una spia.

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Citadel: Diana - Un'evoluzione globale del genere spionistico con Matilda De Angelis come eroina in una Milano futuristica

Matilda De Angelis descrive il progetto di «Citadel: Diana» come qualcosa di eccezionale, non solo a livello italiano, ma anche su scala globale. Non si tratta esattamente di un franchise, poiché ogni serie può esistere autonomamente. Sentirsi parte di questo universo è importante per l’attrice, che si considera una cittadina del mondo e desidera essere un’attrice con una visione globale.

La nuova serie, disponibile in esclusiva su Prime Video a partire dal 10 ottobre, è un’evoluzione dell’universo di «Citadel» e viene prodotta da Cattleya, parte di ITV Studios, e Amazon MGM Studios, con la supervisione creativa dei Fratelli Russo di AGBO. Nella serie, De Angelis interpreta il ruolo di Diana Cavalieri, una spia operante in una Milano futuristica nel 2030.

L’attrice sottolinea l’importanza di lavorare con registi esperti come quelli di «Avengers: Endgame», evidenziando la loro umiltà e il rispetto per il progetto. Questi hanno offerto a ciascun paese coinvolto la possibilità di esprimere al meglio la propria cultura, non solo sul grande schermo.

Per prepararsi al ruolo, Matilda ha intrapreso un intenso programma di allenamento durato quattro mesi, sorprendentemente impegnativo. La serie si distingue per la sua autenticità, con scene d’azione realizzate senza effetti speciali. Inoltre, l’ambientazione distopica della trama solleva questioni attuali, come la liberalizzazione delle armi. De Angelis ha confessato che gestirle comporta un peso significativo, tanto fisico quanto emotivo.

«Ricordo vividamente la prima volta che ho impugnato un’arma: il battito del cuore era davvero intenso. È strano gestire un oggetto così compatto e così potenzialmente pericoloso. Detto ciò, Matilda si è messa da parte, perché per assumere il ruolo di Diana dovevo avere una profonda familiarità con l’arma». Con una nuova visione italiana del genere spionistico, la serie ruota attorno a un’eroina (o anti-eroina) originale. «Per una giovane ragazza non era semplice avvicinarsi a questo genere negli anni passati, soprattutto per la mancanza di rappresentazione», osserva l’attrice. «Da piccola hai bisogno di vedere figure che ti rappresentino. Sono felice di aver interpretato una spia e forse di diventare un esempio per le ragazze del futuro».