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Un evento che segna un cambiamento
La capitale italiana ha assistito a una manifestazione di grande impatto, organizzata dal movimento “Non una di meno”, per chiedere l’eliminazione della violenza contro le donne. Questo evento, che ha visto la partecipazione di circa 150.000 persone, è stato un chiaro segnale della crescente consapevolezza e della determinazione della società civile nel combattere il femminicidio e le violenze di genere. La folla, vestita di fucsia, ha portato con sé un pesante elenco di nomi, 106 in totale, che rappresentano le vittime di femminicidio, un triste promemoria della realtà che molte donne affrontano ogni giorno.
Le parole che fanno discutere
Durante la manifestazione, è stata bruciata una foto del ministro all’Istruzione, Giuseppe Valditara, in risposta alle sue recenti dichiarazioni che collegavano l’aumento della violenza sessuale all’immigrazione illegale. Le manifestanti hanno esposto uno striscione con la scritta: “Oltre 100 morti di Stato. Non è l’immigrazione ma la vostra educazione”. Questo gesto ha rappresentato una forte critica non solo alle parole del ministro, ma anche a un sistema che, secondo le organizzatrici, continua a perpetuare il patriarcato e il razzismo istituzionale.
Il patriarcato e le sue conseguenze
Le partecipanti hanno sottolineato che il problema della violenza di genere non può essere attribuito a fattori esterni, ma è radicato nella nostra società. “L’assassino, il violento, sono figli della nostra società e hanno quasi sempre le chiavi di casa”, hanno affermato. Questo richiamo alla responsabilità collettiva è stato un tema centrale della manifestazione, evidenziando la necessità di un cambiamento culturale profondo e duraturo. Inoltre, le misure contenute nel ddl sicurezza sono state criticate per la loro potenziale restrizione del diritto al dissenso e per le preoccupazioni relative all’ingresso in carcere per le donne in gravidanza o con figli piccoli.