Roma, 22 mag.
(Adnkronos Salute) – “In questi ultimi anni l’ematologia oncologica, attraverso l'innovazione nella ricerca, sta cambiando la storia di diverse patologie. Tuttavia, ciò che manca è la presa in carico delle persone, è l’essere vicini ad esse. Oggi siamo in grado di allungare la ‘quantità’ della vita, ma spesso non abbiamo la consapevolezza di cosa significhi la ‘qualità’ della vita stessa. L’inclusione a livello sociale e di un percorso di cura, ad esempio, è un buon inizio”.
Lo ha detto ieri a Milano Davide Petruzzelli, presidente de ‘La Lampada di Aladino Ets’, in occasione del terzo appuntamento della serie ‘Let’s Talk’ di Sobi, durante il quale si è parlato di inclusione e della possibilità per le persone con malattie ematologiche rare di avere un’elevata qualità di vita.
“Siamo in un momento storico molto positivo, perché stiamo ridisegnando il Sistema sanitario, parliamo di prossimità delle cure e tutto questo può migliorare la qualità di vita delle persone con una malattia oncoematologica – spiega Petruzzelli – Ad esempio, un paziente può sottoporsi a una prestazione medica, come un prelievo di follow up, in una Casa della comunità, piuttosto che dover raggiungere l'ospedale, magari lontano dalla propria abitazione".
La "direzione è tracciata: abbiamo un Piano oncologico nazionale, che si declina nelle reti oncologiche regionali, perfino attraverso la rete nazionale dei tumori rari, approvato in Conferenza Stato-Regioni pochi mesi fa. Questi sono fatti concreti sui quali oggi ci dobbiamo basare. Dobbiamo, però, renderli operativi”, conclude.