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Malattie emorragiche, Gresele (UniPg): "Quella di base fondamentale per nostri pazienti"

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Roma, 8 nov. (Adnkronos Salute) - "La ricerca di base è un aspetto estremamente importante per migliorare le condizioni dei nostri pazienti. La Società italiana per lo studio dell'emostasi e della trombosi ha sempre dedicato uno spazio rilevante alla ricerca di base e la rice...

Roma, 8 nov. (Adnkronos Salute) – "La ricerca di base è un aspetto estremamente importante per migliorare le condizioni dei nostri pazienti. La Società italiana per lo studio dell'emostasi e della trombosi ha sempre dedicato uno spazio rilevante alla ricerca di base e la ricerca italiana ha dato contributi molto importanti a questo settore. Tramite la ricerca di base sono stati compresi dei meccanismi di malattia relativi alle malattie emorragiche. Pensiamo ai progressi che sono stati fatti negli ultimi anni nel campo dell'emofilia con lo sviluppo di terapie alternative, come la terapia sostitutiva. La ricerca di base ha identificato esattamente i target molecolari sui quali agire permettendo di sviluppare, ad esempio, degli anticorpi bispecifici monoclonali che permettono di mettere insieme artificialmente alcune molecole mancanti nel paziente emofilico che viene vicariato da questa capacità di queste molecole bispecifiche di unire dei fattori coagulativi che altrimenti non sarebbero capaci di interagire". Così Paolo Gresele, ordinario di Medicina interna del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Perugia, durante il XXVIII Congresso nazionale Siset a Roma.

"Pensiamo alla ricerca nel campo dei nuovi antitrombotici. Gli inibitori del fattore 11 – ha detto Gresele – derivano da osservazioni di ricerca di base che hanno permesso di comprendere esattamente quale è il ruolo di questo fattore, il cui significato fisiologico era fino a poco tempo fa abbastanza elusivo e quindi di sviluppare nuovi farmaci che, probabilmente, saranno il futuro della terapia antitrombotica in alcuni campi di malattia".

"Il simposio di apertura del Congresso Siset – ha sotttolineato lo specialista – è stato dedicato all'intelligenza artificiale, che oggi è già una realtà nell'analisi delle grandi masse di dati. Le tecniche omiche e le tecniche multi-omiche, che permettono attualmente di studiare nel dettaglio i meccanismi di malattia e di capire perché esiste un'eterogeneità tra paziente e paziente all'interno di una stessa malattia, sono rese possibili solo ed esclusivamente attraverso l'utilizzo di tecniche di intelligenza artificiale e, in un futuro non lontano, queste tecniche permetteranno di compiere in maniera molto più agevole studi clinici, di acquisire informazioni sulla valenza prognostica di alcune osservazioni, di alcuni marcatori per i pazienti e, in ultima analisi, di giungere a diagnosi di precisione che, al momento attuale, sono molto più complesse. Nel campo dell'emostasi e della trombosi sono attesi degli sviluppi molto importanti grazie all'intelligenza artificiale".