Mai così tanti ragazzi in carcere e gli istituti per minori sono sempre più affollati. A Bologna è record di presenze, come negli altri sedici istituti minorili, a seguito degli effetti del decreto Caivano e dei tanti minori stranieri non accompagnati. “Quando sento i rumori di fuori desidero di più tornarci”, afferma Abdel (nome di fantasia) uno dei ragazzi che affollano l’ex convento del Quattrocento divenuto “il carcere del Pratello”, l’Istituto penale minorile (Ipm) di riferimento per Emilia-Romagna e Marche, situato nel centro di Bologna, dove si affolla la movida.
Cresce il numero dei ragazzi negli istituti penali minorili
“Non era mai accaduto”, fanno notare gli operatori. A confermarlo la condizione di questa palazzina a due piani (uno per gli under 18, l’altro fino a 25 anni) nella quale in ogni stanza dormono un paio di ragazzi in più. Il disagio delle celle troppo piene altrove si è trasformato in disordini con “104 camere distrutte”, come calcolato dal dipartimento della Giustizia minorile del ministero. “Se prima un ragazzo che evadeva da una comunità riceveva un mese di aggravamento della pena, ora viene mandato da noi”, riferisce il direttore Alfonso Paggiarino, vicino alla pensione dopo 25 anni al Pratello. Questo a partire dal decreto Caivano del settembre 2023, che prevede una maggiore possibilità di ricorrere a misure cautelari. L’attuale sovraffollamento (una sessantina le presenze in più a livello nazionale), vede storie di minori stranieri non accompagnati, partiti da Tunisia, Egitto, Marocco, a volte scappati dalle comunità, giunti a commettere rapine e finiti in carcere. Le loro storie evidenziano l’insufficienza di posti nei centri del privato sociale. “Altre sette sono state deliberate e c’è l’accordo per la costituzione di comunità sperimentali per alcuni disturbi”, ha anticipato in Parlamento il capo dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità, Antonio Sangermano, nominato dal Guardasigilli Nordio. “La problematica dei minori non accompagnati si abbatterà”, riferisce Sangermano “sul comparto della giustizia minorile. “Vogliamo che i ragazzi escano con una dipendenza in meno”, afferma il dottor Mir Jafar Semnani, iraniano, mentre spiega come nell’Ipm di Bologna “non diamo psicofarmaci che creino assuefazione. Anche se alcuni minacciano di tagliarsi”. E continua: “Chiedono sostanze perché non riescono a dormire: per fortuna la Regione” spiega, “ha inserito la melatonina tra quanto fornisce”.
Il numero dei nuovi ingressi negli ultimi anni
Bologna, con 150 nuovi ingressi, si posiziona subito dopo le strutture di Milano, Torino e Nisida, confermando un trend in crescita che negli ultimi anni ha visto numeri sempre più alti: dagli 835 del 2021 ai 1.910 del 2024. La maggior parte di questi giovani è in attesa di giudizio, condizione definita da un esperto come “ingressi sospesi”, confidando come non avesse mai “visto situazioni simili”. Di fronte a questa realtà, emerge un altro dato allarmante: il crescente coinvolgimento dei ragazzi in reati sempre più gravi. Dall’aumento di violenze sessuali, a rapine con coltelli e, in alcuni contesti, omicidi. Inoltre aumentano i reati commessi sempre più in gruppo con “gang che diventano lo scudo” riflettono gli operator “di singole fragilità”. Nel frattempo, altri tre nuovi istituti stanno per essere riaperti, come stima Sangermano: quello di Rovigo “entro il 31 marzo”, aveva detto in audizione; poi L’Aquila e Lecce. “Non esistono ragazzi cattivi”, insegna don Claudio Burgio, cappellano del Beccaria e anima della comunità Kayros nel Milanese. Per tutti è “importante sapere che c’è qualcosa fuori che li aspetta”, riflette Adelaide, volontaria della fondazione Rava, che si occupa di progetti educativi e professionali (Palla al centro e Orizzonti) non solo a Milano. “Ho disegnato la luna perché anche se nascosta, comunque si vede. Un po’ come me”, spiega uno dei ragazzi del laboratorio d’arte. Anche se i ragazzi sono proprio lì, nel centro della città.