Palermo, 12 feb. (Adnkronos) – "Il maxi blitz di ieri è l'ennesima dimostrazione che la mafia non è sconfitta. Cosa nostra si evolve: dai pizzini e dai summit in campagna alle videochiamate e ai cellulari con software criptati, dalla mafia stragista a quella silenziosa che guarda al traffico di droga e agli affari, che continua a imporre estorsioni a tappeto". A dirlo all'Adnkronos è Nicola Di Matteo, fratello di Giuseppe, il bambino strangolato e poi sciolto nell'acido su ordine, tra gli altri, di Giovanni Brusca e Matteo Messina Denaro, all'indomani dell'operazione antimafia, condotta dai carabinieri e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che ha portato all'arresto di oltre 180 tra boss e gregari dei più importanti mandamenti del capoluogo siciliano. Nel lungo elenco di arrestati c'è anche uno dei protagonisti di 'Sicilian ghost story', il film che racconta l'orrore vissuto dal piccolo Di Matteo.
"Non do alcuna colpa ai registi che hanno fatto un casting e certo non potevano sapere – dice adesso Nicola Di Matteo -, per lui era un lavoro come un altro. Evidentemente non si è calato bene nel personaggio, né ha compreso fino in fondo la storia e la sofferenza che c'è dietro. Ha ottenuto un lavoro, è stato pagato e poi è finita là". Nicola Di Matteo la pellicola di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza non l'ha vista. "Conosco fin troppo bene come sono andati i fatti, un film è sempre un film. Non mi interessava guardarlo".
Stamani, però, quando ha letto la notizia sui giornali ha provato un po' di amarezza. "Ogni volta che si torna a parlare di mio fratello ripiombo in un periodo buio", ammette. Ma quello che più lo colpisce è vedere tanti giovani reclutati tra le file di Cosa nostra. "Non sanno quello che fanno, non capiscono che è una strada senza uscita – dice -. I boss cercano di corrompere tanti ragazzi con il miraggio dei soldi facili. In molti, soprattutto nei rioni in cui il lavoro manca e la fame è tanta, cadono in questa trappola. Pensano che sia facile, non riflettono a sufficienza. Ma lo Stato c'è e risponde sempre. Magari ci vuole del tempo, le indagini possono essere lunghe, ma la strada per loro è quella della cattura e del carcere". (di Rossana Lo Castro)