Roma, 25 nov.
(Adnkronos) – Rivoluzione pentastellata – il giorno dopo. Se l'Assemblea costituente del Movimento 5 stelle venisse raccontata in un libro, potrebbe essere questo il titolo del capitolo dedicato ai sentimenti che aleggiano, oggi, dalle parti di Campo Marzio. La chiusura delle porte di Nova, al Palazzo dei Congressi di Roma, lascia dei grandi punti fermi. Il primo, il più importante, è che il M5S ha davvero voltato pagina. Il 'non-partito' che da 15 anni riempie i corridoi delle istituzioni e le pagine dei giornali si è trasformato, e si trasformerà ancora di più nei prossimi giorni, in qualcosa di nuovo – non a caso Nova, il nome scelto per la kermesse.
Giuseppe Conte, dal palco, ieri, ha richiamato a una visione identitaria diversa che si rifa a un pantheon valoriale composto da Domenico De Masi, Nuccio Ordine e persino Stefano Rodotà, l'uomo su cui i pentastellati avevano puntato le proprie fiches per il Quirinale nel 2013. E non è un caso: nuovo, infatti, non significa necessariamente che ci si ostina, si rimugina rispetto alla tradizione del passato, che di fortuna ne ha avuto, ma si porta in dote tenendo, però, conto del corso che la base ha voluto imprimere da ieri al Movimento 5 stelle.
Anche sulle alleanze, e sulla collocazione nell'arco parlamentare.
La definizione di 'progressisti indipendenti' è forse una delle battaglie che il presidente ha vinto con maggiore forza, ma che vuol dire? I pentastellati si vogliono e si pongono in opposizione alle forze di destra e reazionarie con un modus operandi "genuinamente progressista" e persino populista, nel senso che parla e guarda al popolo, e vogliono anche dare delle soluzioni diverse a quelli che sono i problemi delle persone.
In un mondo in cui ciò che interessa alla pancia della gente sono l'immigrazione e la sicurezza, è più che evidente che serva una ricetta diversa rispetto a quella della destra, ritenuta fallimentare, ma anche della sinistra, forse non troppo efficace, per esempio.
Quanto alle alleanze, l'aver sdoganato pubblicamente, collegialmente il correre da soli non implica che da oggi ci si possa sedere davanti a un giudice, o chi per lui, e unirsi in matrimonio con il Partito democratico e l'Alleanza Verdi e Sinistra.
Piuttosto significa, come spesso detto dallo stesso Conte, che sulla base di un programma condiviso si possono sposare delle cause, anche e soprattutto elettorali.
Tra le porte chiuse, c'è anche quella lanciata sul muso di Beppe Grillo. Che ancora potrebbe mettere i bastoni tra le ruote all'ex premier. Nonostante si sia raggiunto il quorum dei votanti per le modifiche allo Statuto, nelle mani del garante (o ex) c'è ancora la possibilità di chiedere che le votazioni vengano ripetute.
L'epilogo, c'è da dire, potrebbe essere lo stesso festeggiato in pompa magna ieri.