Milano, 30 gen.
(Adnkronos) – "Raccontare le persone, la loro esistenza, la loro storia, i loro traguardi, è un modo diverso per nutrire la memoria, evitando il rischio della ripetizione rituale degli anniversari. Giorgio Strehler, 'il ragazzo di Trieste', ha saputo unire il suo enorme talento agli stimoli ricevuti dal mosaico culturale del confine orientale dove è nato e cresciuto e a Milano è diventato uno dei più grandi registi del Novecento. E non è un caso, perché la nostra città e la nostra regione sanno accogliere i talenti e offrire terreno fertile a chi vuole dare forma alle proprie idee e ai propri sogni.
Qui nessuno è straniero, se mette al centro il lavoro". Con queste parole, il presidente del Consiglio regionale della Lombardia Federico Romani ha aperto il convegno 'Giorgio Strehler. Non chiamatemi maestro, che si è svolto questo pomeriggio a Palazzo Pirelli.
Promosso dal comitato di Milano dell'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd) nell’ambito dell’iniziativa 'Milano è Memoria' del Comune di Milano e patrocinato dal Consiglio regionale della Lombardia, il convegno ha raccontato il percorso umano e artistico di Giorgio Strehler (1921-1997) tra Trieste e Milano.
"L’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, con cui il Consiglio regionale collabora nella realizzazione del concorso scolastico in memoria della tragedia dell’esodo giuliano-dalmata-istriano, custodisce con tenacia la memoria degli esuli e degli orrori a lungo nascosti che insanguinarono quelle terre -ha sottolineato Federico Romani-. Ma non solo. Dimostra di saper valorizzare il talento delle donne e uomini di quella comunità, come Giorgio Strehler, maturato nell’intreccio di un mix di culture di cui sono ricche le terre di confine".
Giorgio Strehler nasce il 14 agosto 1921 a Barcola (Trieste), in una famiglia in cui si intrecciano lingue e culture: slavo il nonno, francese la nonna, di origini viennesi il padre. Rimasto orfano del padre in giovanissima età, a sette anni si trasferisce a Milano con la madre, violinista di fama di organini dalmate e francesi. Qui si diploma all’Accademia dei filodrammatici nel 1940.
Ostile al regime fascista nel 1944, Strehler ripara a Mürren, in Svizzera e poi a Ginevra, dove fonda la Compagnie des Masques e firma gli spettacoli con lo pseudonimo Georges Firmy, dal cognome della nonna materna.
Terminata la guerra torna a Milano dove nell'aprile del 1947 fonda insieme a Paolo Grassi e Nina Vinchi il Piccolo, un teatro inteso come servizio pubblico che diventerà una delle più importanti realtà teatrali a livello europeo. Nel clima della contestazione, nel 1968, lascia il Piccolo”e dà vita a un nuovo gruppo, Teatro e Azione, su basi cooperativistiche. Quattro anni dopo, nel 1972, torna alla guida del Piccolo che dirigerà fino alla sua morte.
La creazione del Théâtre de l’Europe, a Parigi, nel 1983 realizza il sogno di Strehler di un teatro sovranazionale, in cui culture diverse possano dialogare. Nel 1987 apre la Scuola di Teatro Luca Ronconi. Nella vita di Strehler c’è spazio anche per l’impegno politico: dal 1983 come parlamentare europeo nelle file del Psi e dal 1987 a Palazzo Madama come senatore della Sinistra Indipendente. Giorgio Strehler muore nella sua casa di Lugano durante la notte di Natale del 1997.
Il convegno ha ripercorso la vita intensa di un autentico genio che ha rivoluzionato il teatro, mettendo le basi per la nascita della regia teatrale moderna. Un 'percorso della memoria' reso possibile dai contributi importanti esponenti del mondo del teatro: la moglie di Strehler, l’attrice Andrea Jonasson, da lui diretta in indimenticabili allestimenti come la Trilogia della villeggiatura di Goldoni, l’Anima buona del Sezuan di Brecht, Come mi vuoi e i Giganti della montagna di Pirandello; Ottavia Piccolo che debuttò con Strehler appena quindicenne nelle Baruffe chiozzotte di Goldoni; attori e registi formati alla sua scuola come Giorgio Bongiovanni, Stefano De Luca, Marco Carniti, e Renato Sarti; Marco Cuzzi (docente di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Milano); il critico cinematografico Alessandro Cuk; la cultrice di Letteratura italiana presso l’Università degli Studi di Trieste Barbara Sturmar, autrice di importanti studi su Italo Svevo.
Al convegno, moderato da Stella Casiraghi, sono inoltre intervenuti: Luca Costamagna (presidente Commissione Cultura del Comune di Milano), Renzo Codarin (presidente Nazionale Anvgd), Silvia Colombo (Archivio Storico Piccolo Teatro) e Paolo Valerio (direttore Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia).
Nel corso dell’evento è stato proiettato il cortometraggio sulla vita di Giorgio Strehler e quello dedicato ad Angelo Cecchelin, un altro figlio di Trieste costretto a lasciare le sue terre. Attore comico di grande talento, Cecchelin conobbe il carcere diverse volte durante il Ventennio a causa della sua satira schietta e diretta, sempre pronta a sbeffeggiare il potere, e nel dopoguerra gli fu impedito di calcare i palcoscenici di Trieste, costringendolo a trasferirsi a Torino dove morì il 18 giugno 1964.