Roma, 11 feb. (askanews) – La collezione Farnese, una delle più importanti collezioni d’arte del Rinascimento, in mostra a Roma dall’11 febbraio al 18 maggio negli spazi di Villa Caffarelli ai Musei Capitolini. “I Farnese nella Roma del Cinquecento. Origini e fortuna di una collezione”, curata da Claudio Parisi Presicce e Chiara Rabbi Bernard (promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata da Zètema Progetto Cultura in collaborazione con Civita Mostre e Musei), riunisce 140 capolavori tra bronzi, sculture antiche, dipinti, disegni, gemme e monete con prestiti importanti nazionali, da Napoli (Museo Archeologico Nazionale, Museo e Real Bosco di Capodimonte tra gli altri) a Firenze, a diverse Gallerie di Roma, e internazionali, dal Louvre alla Morgan Library di New York.
Claudio Parisi Presicce, Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali: “Alessandro Farnese, nominato Papa con il nome di Paolo III nel 1534, aveva cominciato da qualche anno a costruire il prestigio della famiglia attraverso l’acquisizione di capolavori dell’arte antica, soprattutto sculture, affidando ai maggiori pittori dell’epoca opere che servivano ad arredare il suo nuovo palazzo, Palazzo Farnese, che divenne forse la residenza più importante della Roma del XVI secolo”.
La collezione Farnese, iniziata con Alessandro e arricchita dai nipoti, i cardinali Alessandro e Odoardo, ricordati tutti in una sala con i loro ritratti, consolidò e legittimò il ruolo della famiglia come promotrice di bellezza e cultura a Roma. Nelle 12 sale si respira il legame con la città e ci si immerge nell’atmosfera del Palazzo Farnese dell’epoca, attraverso la Galleria dei Carracci, con i disegni preparatori, la Sala dei Filosofi, il Camerino del Gran Cardinale, passando per Eros con delfino, di età imperiale e il gruppo Pan e Daphni della meta del II secolo d.C, fino a capolavori rinascimentali come la Madonna del Divino Amore di Raffaello, il Ritratto di Paolo III Farnese con camauro di Tiziano e il Cristo e la Cananea di Annibale Carracci.
Una parte è dedicata a Fulvio Orsini, umanista e antiquario che acquistò e valorizzò molte opere dei Farnese; lui stesso fu collezionista, e c’è una selezione da entrambe le raccolte, messe vicine: come il Ritratto di Giulio Clovio di El Greco in cui l’artista regge il Libro d’Ore da lui miniato per il Cardinale Alessandro Farnese, della collezione Orsini, accanto al Libro d’Ore oggi conservato a New York.
La mostra si apre celebrando il legame tra Paolo III e Roma. Il Papa si circondò di maestri, tra cui Michelangelo. “Fu l’artista a cui affidò il rinnovamento del Campidoglio, con il trasferimento della statua equestre di Marc’Aurelio dal Laterano sul Colle più importante dell’antica Roma e con il rinnovamento dei Palazzi Capitolini” ha detto Claudio Parisi Presicce .
Una mostra che si lega in qualche modo anche con il Giubileo odierno. Paolo III per quello del 1550 aveva avviato un importante rinnovamento urbanistico di Roma, ma morì alla vigilia.
“Nonostante questo il suo apporto al rinnovamento della città è stato davvero importante” ha spiegato ancora il Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali.