Quello che nel 64 d.C. distrusse gran parte della città di Roma fu un incendio di proporzioni gigantesche e dalle conseguenze catastrofiche: interi quartieri finirono letteralmente in cenere e le vittime furono numerose.
All’epoca era imperatore Nerone, che dopo un iniziale periodo di buon governo, aveva cominciato da tempo a manifestare quelle strane e ambigue abitudini che l’avevano reso inviso a gran parte dei contemporanei e che ne hanno fatto, a lungo, uno dei peggiori imperatori romani nella considerazione storica e popolare (in realtà, esiste un intero filone della moderna storiografia teso a rivalutarne la figura).
All’indomani del disastro, i nemici del giovane imperatore sparsero la voce che fosse stato lui stesso a ordinare l’incendio, con la motivazione che intendesse ricostruire la città secondo i propri gusti (le manie di grandezza di Nerone erano note anche tra la plebe) o solo per il gusto di volersi godere il tragico spettacolo, fomentando l’idea che egli possedesse una mente disturbata che lo portava a gioire di fronte a immagini cruente e a scene di violenza; sentendosi ingiustamente calunniato, Nerone ne approfittò politicamente per incolpare la comunità cristiana, che operava ancora in condizioni di semi-clandestinità e i cui riti, non pienamente compresi, sembravano fatti apposta per destare sospetti.
Ne nacque una dura quanto ingiusta persecuzione nei confronti dei Cristiani; la crudeltà e la sete di vendetta dell’Imperatore lo portarono ad usarne alcuni come torce umane per illuminare i sontuosi banchetti che era solito presenziare.
Invece i Cristiani erano assolutamente innocenti, esattamente come lo era Nerone, poiché sembra certo che si sia trattato di un incendio del tutto accidentale, originatosi probabilmente dal cattivo funzionamento di una cucina di un quartiere povero di Roma e allargatosi rapidamente per via dei materiali da costruzione estremamente infiammabili con cui erano costruite le case cittadine, soprattutto quelle degli abitanti meno abbienti.
Incredibilmente, un evento drammatico ma completamente casuale, finì per trasformarsi in un pretesto comodo e meschino per giustificare l’uccisione di migliaia di persone.