Usare il congedo parentale per vendere auto? La Cassazione dice no, e lo fa senza mezzi termini. Con una recente sentenza, la Suprema Corte ha dato ragione all’azienda che aveva licenziato un dipendente sorpreso a gestire un’attività di compravendita mentre avrebbe dovuto accudire il figlio.
Licenziamento durante congedo parentale: la Cassazione conferma il diritto dell’azienda a tutelarsi dagli abusi
“Non è un permesso tuttofare”, sembrano dire i giudici. Il congedo parentale esiste per garantire al bambino “il sostegno affettivo e materiale nei primi anni di vita”, non per arrotondare lo stipendio o avviare business paralleli.
La storia è quella classica: dipendente chiede il congedo, l’azienda sospetta e ingaggia un investigatore privato. L’indagine rivela che, anziché occuparsi del figlio, l’uomo gestiva un’attività di compravendita di automobili. Non un’occupazione sporadica, ma un vero e proprio secondo lavoro continuativo.
Risultato? Licenziamento per giusta causa, confermato in tutti i gradi di giudizio fino alla Cassazione (sentenza 2618/2025). I giudici hanno sottolineato come questa condotta rappresenti un doppio tradimento: verso l’azienda, costretta a riorganizzarsi e sostenere costi aggiuntivi, e verso lo spirito stesso del congedo parentale.
Va ricordato che il congedo è un diritto potestativo del lavoratore: né datore di lavoro né INPS possono rifiutarlo se le condizioni sono rispettate. Ma proprio questa forte tutela rende più grave l’abuso.
Licenziamento durante congedo parentale: la Cassazione condanna gli abusi e tutela il rapporto di fiducia
Nel caso specifico, il dipendente aveva violato anche l’articolo 43 del contratto collettivo, che impone di comunicare preventivamente eventuali attività lavorative parallele. Un dettaglio che ha pesato sulla decisione finale.
La Cassazione è stata chiara: dedicarsi ad attività economiche durante il congedo parentale costituisce “abuso del diritto”, una deviazione inaccettabile dalle finalità previste dalla legge. Non si tratta solo di violare regole formali, ma di tradire quel patto di fiducia che sta alla base di ogni rapporto di lavoro.
La sentenza del licenziamento durante congedo parentale, rappresenta un monito per chi pensa al congedo parentale come a un’opportunità per arrotondare o avviare attività parallele. Il messaggio è inequivocabile: chi strumentalizza questi diritti per fini personali rischia conseguenze irreversibili sul piano lavorativo.
Una decisione che bilancia la tutela del minore con quella dell’impresa, ricordando che i diritti, per quanto fondamentali, vanno esercitati nel rispetto delle loro finalità istituzionali.