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Scoperti 49 corpi di migranti in due fosse comuni in Libia

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La drammatica scoperta di due fosse comuni in Libia: 19 corpi trovati in una fattoria vicino a Jikharra e almeno 30 vittime a Kufra.

Le autorità libiche hanno rinvenuto due fosse comuni contenenti i corpi di migranti provenienti dall’Africa subsahariana. Il primo ritrovamento è avvenuto mercoledì, quando sono stati individuati i resti di 19 persone nel distretto di Al Wahat. La seconda fossa, con circa 30 cadaveri, è stata invece scoperta dalle forze di sicurezza nel deserto di Kufra, nel sud-est della Libia.

Libia, rinvenuti 49 cadaveri di migranti sepolti in fosse comuni

La fossa è stata rinvenuta durante un’operazione contro il traffico di esseri umani, che ha portato al salvataggio di 76 migranti subsahariani, precedentemente arrestati e torturati. Le autorità libiche hanno scoperto il sito sabato sera, dopo aver arrestato quattro individui, tra cui un cittadino libico, accusati di traffico di esseri umani, omicidio e rapimento.

“La ricerca continua e si prevede che il numero di corpi supererà i 70. Lo ha dichiarato Mohamed Ali al Fadil, presidente dell’agenzia libica per il contrasto all’immigrazione illegale.

La Procura generale della Libia ha denunciato la scoperta delle due fosse comuni contenenti i resti di migranti uccisi dai trafficanti di esseri umani. A Kufra, nel sud-est del Paese, sono stati ritrovati circa trenta corpi, mentre a Jikharra ne sono stati recuperati 19 in una fattoria utilizzata dai trafficanti per nascondere i migranti diretti verso le città costiere. L’ufficio del procuratore ha sottolineato che i membri della banda hanno inflitto torture e trattamenti disumani alle vittime.

La denuncia dell’ONU

La Libia è uno dei Paesi più ostili alla migrazione, con molte persone vulnerabili a abusi e violazioni dei diritti da parte di gruppi criminali e milizie legate alle autorità. Le Nazioni Unite e diverse ONG hanno denunciato la situazione, chiedendo un’indagine immediata sugli atti di tortura subiti.

La Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia ha espresso preoccupazione per le violenze documentate, che coinvolgono detenuti libici e stranieri sottoposti a torture e maltrattamenti da parte delle guardie.

“Esiste un legame tra le organizzazioni criminali che sfruttano i flussi irregolari e le organizzazioni terroristiche, le quali pretendono il pagamento di denaro quando le carovane transitano dai territori da loro controllati”, sottolinea in una relazione il Copasir.