> > Legge Usa anti-TikTok, ByteDance promette battaglia legale

Legge Usa anti-TikTok, ByteDance promette battaglia legale

Washington, 24 apr. (askanews) – Stati Uniti contro TikTok, il social network più amato dai giovani. Il Congresso americano, infatti, ha approvato – inserendolo in un pacchetto più ampio di misure, tra cui nuovi aiuti all’Ucraina e Israele – il provvedimento “sell-or-ban” che obbliga ByteDance, la società cinese proprietaria del social network a vendere TikTok se vuole restare sul mercato americano. Ma la piattaforma cinese ha già promesso una battaglia legale.

Il provvedimento è stato giustificato dai legislatori con il timore che TikTok sia uno strumento per ottenere informazioni sugli utenti americani che sono 170 milioni.

Si tratta di un’un’operazione da diverse decine di miliardi di dollari e a ByteDance è stata offerta una dilazione dei tempi per la vendita: nove mesi più tre nel caso in cui la vendita fosse in corso.

Il provvedimento arriva in un momento particolare: la visita del segretario di stato americano Antony Blinken in Cina e molti osservatori ritengono che nei colloqui ufficiali verrà posta anche la questione TikTok, sulla quale il Ministero degli Esteri cinese ha già espresso ostilità.

TikTok, dal canto suo, ha annunciato che si appellerà ai tribunali – invocando il primo emendamento della Costituzione americana – sostenendo che la norma viola i diritti di libertà di parola dei suoi utenti, visto che un nuovo proprietario potrebbe cambiare le politiche di contenuto dell’app.

I precedenti sono a favore dei cinesi. Nel 2020, quando era presidente, Donald Trump ha cercato di imporre una vendita o un divieto dell’app, ma i giudici federali l’hanno bloccato. Il Montana ha cercato di vietare TikTok nello stato l’anno scorso a causa della proprietà cinese dell’app, ma un giudice federale diverso si è pronunciato contro la legge statale per motivi simili.

Solo una restrizione su smartphone e tablet pubblici in dotazione a dipendenti statali ha resistito al vaglio dei tribunali.

Anche l’American Civil Liberties Union (ACLU) ha contestato il linguaggio vago della norma, che rischia di essere interpretata in maniera estensiva. Preoccupazione viene anche – e soprattutto – dai tanti content creator di TikTok che con l’app ci lavorano. Alcuni di loro hanno protestato di fronte al Campidoglio.