Perugia, 8 nov.
(askanews) – Uno sguardo sulla storia dell’arte, dal Duecento al presente, attraverso un materiale, l’oro, che ha sempre portato con sé una duplice valenza: tecnica e simbolica. La Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia ha messo in dialogo le sue opere antiche con una serie di lavori contemporanei per dare vita a una mostra – “L’età dell’oro” – capace di giocare con il tempo e la curiosità dei visitatori.
A curarla, insieme ad Alessandra Mammì e a Carla Scagliosi, è stata Veruska Picchiarelli. “Abbiamo voluto raccontare presenze, assenze altrettanto significative e declinazioni dell’uso nell’arte di questo materiale – ha detto ad askanews – che per la sua incorruttibilità, per la sua inalterabilità fin dalle epoche più remote, veramente dagli albori della civiltà è stato sempre gravato di significati, di valori simbolici e concettuali ed interpretato in relazione all’idea di sacro, all’idea di trascendente, di divino, di autorità, di potere”.
L’esposizione ha il pregio di essere strutturata su associazioni che sono solo apparentemente semplici, ma poi in realtà rivelano relazioni complesse e intriganti. E se le opere classiche sono di maestri come Duccio da Boninsegna, Gentile da Fabriano o Pinturicchio, quelle contemporanee prendono la forma di un autoritratto memorabile di Pistoletto, oppure di un trittico monocromo bianco di Ettore Spalletti, o ancora della Marilyn di Warhol che il fondo oro rende letteralmente senza tempo e di un Diadema di Giulio Paolini.
“L’idea – ha aggiunto Picchiatelli – nasce proprio dalla collezione della Galleria, che si compone prevalentemente di dipinti su tavola che nella maggior parte sono i cosiddetti fondi oro. Appartengono al mondo medievale, quindi al Duecento, al trecento, al Quattrocento, periodi in cui il fondo oro è un elemento imprescindibile. È stato veramente suggestivo mettere in relazione questo universo di idee con il mondo contemporaneo e scoprire che sostanzialmente i grandi temi della vita dell’uomo non sono cambiati nel corso del tempo”.
Sensazioni di, per così dire, “umanità perenne”, che si fanno ancora più intense quando si sale al primo piano del percorso espositivo e ci si imbatte in “Le tre età” di Klimt, ma anche in un Cristo ricamato da Francesco Vezzoli e soprattutto nell’ultima grande sala dove, la Crocifissione di Niccolò da Liberatore della Pinacoteca comunale di Terni è abbracciata dalla grande installazione di Kounellis “Tragedia civile”, nella quale la foglia d’oro assume anche le forme di una consapevolezza del senso della storia, e dei suoi fantasmi.