> > Le "scelte folli" di Trump sui ministri: conta solo la lealtà al capo

Le "scelte folli" di Trump sui ministri: conta solo la lealtà al capo

Roma, 16 nov. (askanews) – Nomine dirompenti, “crazy picks”, come molti commentatori nei programmi Tv e sui media americani le hanno subito ribattezzate: sono le scelte finora rese pubbliche da Donald Trump per molti posti nella sua prossima squadra di governo. Personaggi al limite come Robert Kennedy Jr, che sarà sarà segretario alla Salute malgrado il suo passato di No Vax dichiarato ed ex eroinomane; Pete Hegseth, ex ufficiale della National Guard ed ospite di talk show della TV ultraconservatrice Fox News, che è stato indicato come segretario alla Difesa. Tulsi Gabbard, un’ex deputata democratica delle Hawaii che ha cambiato casacca appena quattro mesi fa ed è nota per le sue posizioni filo-russe, ora ricompensata con la nomia a Direttore dell’Intelligence nazionale. Tutti ruoli di enorme responsabilità per personaggi con scarsa esperienza e percorsi discutibili. Il più discutibile di tutti è Matt Gaetz, un deputato della Florida che Trump ha indicato come prossimo Attorney General (il ministro della Giustizia). Gaetz è stato indagato – anche se prosciolto – proprio dal ministero della Giustizia per “traffico sessuale” ai danni di una diciassettenne, fatti per i quali la Camera dei Rappresentanti lo ha indagato a sua volta nel suo comitato etico.

Tutte queste nomine hanno un unico comun denominatore secondo Todd Belt, professore e direttore del programma di political management alla George Washington University: “Questa volta, Donald Trump vuole usare il suo metro di giudizio per determinare due cose. Questa persona sarà leale e romperà gli schemi? Con romperà gli schemi intendiamo qualcuno che scuoterà il sistema e non seguirà le norme e le regole tradizionali che pensiamo proteggano la presidenza. Gli piace avere intorno a sé persone che lo lascino fare, non persone che gli dicano di no. Quindi, quasi tutti quelli che ha proposto come candidati rientrano in questa categoria”.

“La lealtà è assolutamente al primo posto per Donald Trump. Vuole persone che lo aiutino a fare le cose che vuole fare, tra cui vendicarsi dei suoi nemici”.

Di fronte a questo scenario, solo un’istituzione potrebbe ostacolare Trump, il Senato, dove le sue nomine devono essere confermate e che malgrado sia passato sotto il controllo dei repubblicani, potrebbe riservare qualche sorpresa perché nel partito non tutti vedono favorevolmente i nomi più estremi proposti da Trump: “il Senato potrebbe prendere molto sul serio il suo ruolo di consiglio e consenso e decidere che queste persone, come Tulsi Gabbard, Pete Hegseth e Matt Gaetz, non sono qualificate per ricoprire i ruoli a cui sono stati nominati e potrebbero respingerli. Questo rallenterebbe davvero la mobilitazione dei primi cento giorni dell’amministrazione Trump”.

Ma è uno scenario su cui nessuno se la sente di scommettere, anche perché Trump sta già cercando delle scorciatorie legali per aggirare il potere di conferma del Senato.