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Il presidente Sergio Mattarella ammette: "Più volte ho promulgato leggi che non condividevo"

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Davanti a un pubblico di giovani, Sergio Mattarella ha rimarcato il valore dell'imparzialità nella promulgazione delle leggi

Alla cerimonia per i 25 anni dell’Osservatorio permanente giovani-editori, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha spiegato che, pur esercitando il potere di promulgare leggi e decreti, è vincolato a precise regole costituzionali e ha ammesso di aver preso decisioni che spesso non condivideva.

La confessione di Sergio Mattarella sulla promulgazione delle leggi

Più volte ho promulgato leggi che non condivido, che ritenevo sbagliate e inopportune, ma erano state votate dal Parlamento e io ho il dovere di promulgare a meno che non siano evidenti incostituzionalità. In quel caso ho il dovere di non promulgare, ma devono essere evidenti, un solo dubbio non mi autorizza a non promulgare”.

Questo il commento del Presidente della Repubblica, che ha risposto alle domande degli oltre mille studenti presenti all’evento di Roma, oggi, venerdì 15 novembre.

Già lo scorso marzo, in un discorso al Quirinale, aveva spiegato che “promulgare le leggi è un dovere, non c’entra condividerle”. Ciascun potere e organo dello Stato, dunque, deve sapere che ha limiti.

L’invito del presidente Sergio Mattarella rivolto ai giovani

Bisogna evitare il rischio di affidarsi al web come fosse il medico di fiducia. C’è il rischio di farsi catturare dallo smartphone e di diventare prigionieri di un mondo che non corrisponde alla realtà”, ha detto il presidente della Repubblica rispondendo alla domanda di uno studente sul pericolo delle fake news.

Il Presidente della Repubblica ha sottolineato che la capacità di informarsi correttamente per evitare trappole manipolative è un diritto fondamentale in una democrazia, che distingue l’utente passivo dal cittadino attivo, una distinzione cruciale.

L’immagine del Presidente della Repubblica come arbitro

Secondo Mattarella, la metafora dell’arbitro è quella più adatta per descrivere l’incarico che ricopre ormai dal 2015. A tal proposito, ha sottolineato:

“Essere arbitro significa sollecitare al rispetto delle regole tutti gli altri organi costituzionali dello Stato e significa ricordare a tutti i limiti delle proprie attribuzioni e delle sfere in cui operano. Anche i giocatori devono aiutarlo nell’applicazione delle regole, la pluralità nell’aspetto delle regole è fondamentale”.