Milano, 5 set.
(askanews) – La parità di genere sul posto di lavoro è un fattore decisivo la crescita economica e la competitività per le aziende. A sciogliere ogni dubbio sono i risultati del nuovo studio sul gender pay gap realizzato da Arel in collaborazione con Jti Italia con il supporto dell’Ufficio Studi Pwc.
“Non è solo un tema etico, è anche un tema competitivo – spiega ad askanews Lorenzo Fronteddu, Corporate Affairs & Communication Director di Jti Italia -.
E ovviamente persone felici, che sono contente del lavoro che fanno, e quindi in qualche modo aiutano l’azienda a funzionare meglio”.
I numeri dello studio, presentato nel corso di un convegno alla Torre Pwc, nel cuore dell’innovativo quartiere milanese di City Life, parlano chiaro: a cinque anni dalla laurea in una delle discipline Stem, in Italia una donna gaudagna 200 euro al mese in meno rispetto a un collega uomo di pari livello.
Un divario salariale che negli anni continua ad aumentare, fino a determinare un gap del 14.5% nel trattamento economico a sfavore delle donne.
“Più che un discorso di remunerazione a parità di ruolo è un discorso di opportunità e accesso ai vari ruoli – sottolinea Andrea Toselli, presidente e amministratore delegato di PwC Italia -. Dobbiamo trovare il modo, e ci stiamo adoperando in quella direzione, per far sì che l’accesso al progresso di carriera sia consentito a tutti.
Quello che per noi è importante è il contributo al valore aggiunto creato. Quindi riuscire a dare opportunità a chi le merita a chi le desidera in modo paritetico è assolutamente imprescindibile”.
“Diciamo che affrontare questo fenomeno aiuterebbe a liberare risorse e a contrastare anche quell’inverno demografico che di fatto – precisa ancora Fronteddu – rischia nel prossimo futuro di andare a minare tutto un sistema economico quale il sistema pensionistico e il sistema di sostentamento della sanità ecc”.
Lo studio cita il caso di JTI Italia che, in un contesto nazionale tutt’altro che incoraggiante, si pone come modello virtuoso nell’assicurare la parità di genere in azienda.
“Abbiamo diverse politiche tutte politiche integrate tra loro, tra cui sicuramente l’elemento principale per noi è parlare del fenomeno. Abbiamo all’interno un Dna comity che aiuta ad affrontare queste tematiche e abbiamo una certificazione sui Global Equality Standard – ci racconta il Corporate Affairs & Communication Director di Jti Italia – Sicuramente tra le politiche c’è il congedo parentale.
Il congedo parentale unificato sia per i padri che per le madri, e allo stesso tempo il contemperamento della vita personale con il lavoro. Questo aiuta in qualche modo a permettere di godere della maternità e di essere più flessibili nell’ambito lavorativo”.