Firenze, 26 nov. (Adnkronos/Labitalia) – In un contesto lavorativo ancora dominato da stereotipi di genere, anche la figura del padre lavoratore può essere vulnerabile. Secondo l’ultima indagine condotta da Me first, https://mefirstinazienda.com/ in collaborazione con Labcom, former spin-off dell’Università di Firenze, sulla paternità in Italia dal titolo 'Come stanno i working dad in Italia?', condotta un anno dopo la speculare ricerca sulle working mom in Italia, e presentata durante il 'Parental empowerment day', evento ideato per ridurre il gender gap e promuovere una genitorialità sostenibile in azienda, quasi il 66% dei padri lavoratori intervistati sperimenta livelli medio-alti di esaurimento emotivo e burnout, mentre oltre il 75% lamenta scarsa realizzazione professionale. Inoltre, il 65,5% dei working dad coinvolti nello studio ha dichiarato di percepire un 'paternal wall', ossia una serie di bias e pregiudizi sul lavoro legata al loro ruolo di padre.
Cristina Di Loreto, founder di Me first e co-autrice della ricerca, sottolinea che "la società e il mondo del lavoro ritengono ancora che il caregiver primario sia la madre. La nostra ricerca dimostra che, purtroppo è spesso ancora così. Infatti al nostro studio condotto sulle madri lavoratrici il tasso di risposta è stato altissimo, 2691 madri in solo 5 giorni, quella condotta sui padri ha raccolto 378 questionari in quattro settimane, sottolineando come il tema del bilanciamento sia ancora molto più sentito dalle donne che dagli uomini. Le madri per bilanciare rinunciano a sé stesse (il 91.04% di loro non si dedica mai o quasi mai a hobby e passioni personali), mentre quei padri che oggi hanno capito che il ruolo genitoriale è da condividere pienamente sembrano vivere alti livelli di disagio, essere carenti di strumenti psicologici adeguati e non sentirsi valorizzati e incentivati dal mondo del lavoro nel poter vivere a pieno quel loro ruolo importante".
"Questi numeri – spiega – raccontano un Paese in cui chi si occupa del futuro della società non è supportato adeguatamente e un mondo del lavoro imperniato su stereotipi di genere che stanno impattando sulla salute psicosociale di uomini e donne. L'empowerment psicologico del genitore è oggi un'urgenza, non più solo una necessità e non solo per l'individuo o per la società, ma anche per le aziende che rischiano di perdere o non attrarre persone di talento".
La ricerca rivela una profonda discrepanza tra l’interesse e il bisogno di supporto fino all'effettivo aiuto offerto dalle aziende. L'81,7% dei padri lavoratori coinvolti nello studio ha dichiarato di volere sostegno aziendale per il proprio ruolo genitoriale, ma solo il 31,1% ha effettivamente ricevuto o potrebbe ricevere tale supporto. Questo scarto evidenzia una necessità urgente di rivedere le politiche aziendali per accogliere le esigenze dei padri e favorire un clima inclusivo.
Oltre il 74% dei padri reclutati per la ricerca riporta livelli elevati di distress genitoriale, e solo l'11% si dichiara pienamente soddisfatto del proprio ruolo come padre. I dati mostrano inoltre che molti padri non riescono a bilanciare lavoro e vita privata, probabilmente a causa di un modello culturale che non valorizza appieno il loro contributo nella cura familiare.
Durante l’evento di presentazione dei dati, è stato distribuito l’Inspiring paper del tavolo Stayhumam, un documento strategico nato dal lavoro condotto dal tavolo promosso da Me First che ha coinvolto 12 aziende che identifica cinque aree prioritarie per promuovere e tutelare la sostenibilità psicosociale del genitore in azienda. Questo documento, disponibile per il download qui, racconta il lavoro di queste aziende partito dalla ricerca 'Come stanno le working mom in Italia'. Il documento dettaglia punto per punto le best practice suggerite dal tavolo in merito a cinque aree.
1) Cultura inclusiva: in questa area si dettagliano le best practice per creare un ambiente aziendale aperto e inclusivo, privo di pregiudizi, che promuova il supporto reciproco e valorizzi la diversità, inclusa la genitorialità. Politiche e iniziative inclusive favoriscono un clima di fiducia e appartenenza, dove tutti possono esprimersi e contribuire.
2) Parental journey: in questo punto il paper offre indicazioni operative e concrete, spesso anche a costo zero, per accompagnare i dipendenti nella genitorialità, coprendo dall'inizio della gravidanza o adozione fino ai periodi successivi. Mentoring, flessibilità e orientamento al rientro supportano l’integrazione della genitorialità in azienda.
3) Supporto psicologico per genitori: questa area, per Me First immancabile, sottolinea l’importanza dell’implementazione di programmi di supporto psicologico per genitori, offrendo consulenze e gruppi di sostegno aiutiamo i genitori ad affrontare le sfide emotive e del rientro. Questo supporto aiuta i genitori a gestire meglio i cambiamenti e rafforza il loro senso di sicurezza e ingaggio nei confronti dell’azienda.
4) Ascolto del benessere psicosociale: questo punto, cruciale per comprendere necessità e impatto delle iniziative di supporto, invita ad usare strumenti per valutare il benessere dei genitori in azienda, includendo feedback qualitativi oltre a dati quantitativi. Sondaggi e colloqui permettono di monitorare e adattare le politiche aziendali alle esigenze dei genitori.
5) Balance: oggi si parla molto di equilibrio vita-lavoro, da Me First rinominato equilibrio vita-lavoro-accudimento, per promuovere un reale equilibrio tra vita lavorativa e personale, è necessario sfatare stereotipi sul “genitore perfetto” attraverso formazione e sensibilizzazione, per una visione più flessibile e sana del bilanciamento.
Durante l’evento Me first ha annunciato il tema del tavolo 2025 che coinvolgerà 16 aziende e prenderà spunto proprio dai dati di questa recentissima ricerca. Il tavolo verterà sul 'supporto alla paternità come leva di parità di genere', tema di cui la start up digitale a stampo psicologico si occupa dai suoi esordi affiancando al supporto della maternità quello ai padri.